Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
È scontro su Cassamarca: «Ora azzeratela» Manildo: «Il rosso record? Risorse tolte ai cittadini». Conte: «Fiducia in Gobbo». Piazza Borsa frena sull’Appiani
TREVISO Non può non lasciare il segno in città (e sulla campagna elettorale) il «profondo rosso» di Fondazione Cassamarca, l’istituzione che per vent’anni ha sostenuto la cultura e finanziato teatri, mostre e Università e adesso si ritrova con un disavanzo record di 53,3 milioni. In particolare è la svalutazione immobiliare a pesare sul bilancio.
L’affondo del sindaco Giovanni Manildo è duro: «Non c’è più tempo, servono interventi immediati e un cambio radicale, è il momento che chi c’è ora si faccia da parte. I conti vanno messi in ordine. Fondazione Cassamarca resti un patrimonio collettivo. La situazione parte da lontano e fornisce una visione poco manageriale di Fondazione». Accoglie l’appello dei vertici di Ca’ Spineda: «Deve restare a Treviso, essere gestita da trevigiani e dare sostegno a università, teatro, associazioni e cultura. Ma dietro al rosso di bilancio ci sono risorse tolte a Treviso e ai trevigiani, una Fondazione che perde il suo senso di istituzione della città nata dai risparmi dei cittadini». Il sindaco richiama al senso di responsabilità: «Così non si può continuare, serve uno choc nella governance, una rinascita, un nuovo patto con la città».
Non è d’accordo il candidato di centrodestra, Mario Conte: «Diamo la nostra disponibilità a creare un percorso insieme, Cassamarca è un patrimonio di tutti i trevigiani. Non arrocchiamoci sulle polemiche ma pensiamo agli interessi della città. Ho fiducia in Gian Paolo Gobbo, politico onesto e preparato. Lui e i vertici di Fondazione sapranno individuare la soluzione corretta per salvaguardare questo patrimonio».
Nel 2018 Cassamarca assicura di poter rispondere al sostegno di Università e teatri, ma chiede aiuto: il sottinteso è che lo chiede a chi ha usufruito del mecenatismo e dei contributi distribuiti nel ventennio di Dino De Poli e alle altre Fondazioni di Treviso. Anche rispetto ad ipotesi di integrazione con altre fondazioni venete il tema può essere affrontato, purché con la garanzia di una autonomia su Treviso. «Non escludo nulla, ma devo vedere i conti, di cui ora non so nulla – commenta Giampietro Brunello, presidente di Fondazione Venezia -. Non intervengo per ripianare debiti ma, con un piano industriale e la dimostrazione che può diventare un investimento, creando ritorno per tutti, si può ragionare». La domanda è: mettendoci insieme creiamo valore? «Noi stiamo facendo la nostra parte sul nostro territorio – continua Brunello -, stiamo seguendo una serie di progetti, non possiamo perdere valore o tagliare i fondi. Abbiamo già pagato il conto con il museo M9, che corrisponde a un taglio della disponibilità del patrimonio». Il presidente della Camera di Commercio Mario Pozza ha in sospeso il trasloco dell’ente all’Appiani, uno degli immobili che pesano sul bilancio. «Ho dato la massima disponibilità, nei poteri di un’amministrazione pubblica, al trasferimento degli uffici ma è un punto dolente, siamo fermi, dobbiamo ancora trovare la quadra sui numeri». Insomma, un altro nodo da districare. Ma un ricambio ai vertici, per Pozza, oggi avrebbe senso: «Le categorie hanno già espresso questa posizione. Alcuni cambi sono dati dall’incompatibilità di mandato, alcuni sono già previsti, ma credo sia il momento di avviare una riflessione».