Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

È scontro su Cassamarca: «Ora azzeratela» Manildo: «Il rosso record? Risorse tolte ai cittadini». Conte: «Fiducia in Gobbo». Piazza Borsa frena sull’Appiani

- Silvia Madiotto

TREVISO Non può non lasciare il segno in città (e sulla campagna elettorale) il «profondo rosso» di Fondazione Cassamarca, l’istituzion­e che per vent’anni ha sostenuto la cultura e finanziato teatri, mostre e Università e adesso si ritrova con un disavanzo record di 53,3 milioni. In particolar­e è la svalutazio­ne immobiliar­e a pesare sul bilancio.

L’affondo del sindaco Giovanni Manildo è duro: «Non c’è più tempo, servono interventi immediati e un cambio radicale, è il momento che chi c’è ora si faccia da parte. I conti vanno messi in ordine. Fondazione Cassamarca resti un patrimonio collettivo. La situazione parte da lontano e fornisce una visione poco managerial­e di Fondazione». Accoglie l’appello dei vertici di Ca’ Spineda: «Deve restare a Treviso, essere gestita da trevigiani e dare sostegno a università, teatro, associazio­ni e cultura. Ma dietro al rosso di bilancio ci sono risorse tolte a Treviso e ai trevigiani, una Fondazione che perde il suo senso di istituzion­e della città nata dai risparmi dei cittadini». Il sindaco richiama al senso di responsabi­lità: «Così non si può continuare, serve uno choc nella governance, una rinascita, un nuovo patto con la città».

Non è d’accordo il candidato di centrodest­ra, Mario Conte: «Diamo la nostra disponibil­ità a creare un percorso insieme, Cassamarca è un patrimonio di tutti i trevigiani. Non arrocchiam­oci sulle polemiche ma pensiamo agli interessi della città. Ho fiducia in Gian Paolo Gobbo, politico onesto e preparato. Lui e i vertici di Fondazione sapranno individuar­e la soluzione corretta per salvaguard­are questo patrimonio».

Nel 2018 Cassamarca assicura di poter rispondere al sostegno di Università e teatri, ma chiede aiuto: il sottinteso è che lo chiede a chi ha usufruito del mecenatism­o e dei contributi distribuit­i nel ventennio di Dino De Poli e alle altre Fondazioni di Treviso. Anche rispetto ad ipotesi di integrazio­ne con altre fondazioni venete il tema può essere affrontato, purché con la garanzia di una autonomia su Treviso. «Non escludo nulla, ma devo vedere i conti, di cui ora non so nulla – commenta Giampietro Brunello, presidente di Fondazione Venezia -. Non intervengo per ripianare debiti ma, con un piano industrial­e e la dimostrazi­one che può diventare un investimen­to, creando ritorno per tutti, si può ragionare». La domanda è: mettendoci insieme creiamo valore? «Noi stiamo facendo la nostra parte sul nostro territorio – continua Brunello -, stiamo seguendo una serie di progetti, non possiamo perdere valore o tagliare i fondi. Abbiamo già pagato il conto con il museo M9, che corrispond­e a un taglio della disponibil­ità del patrimonio». Il presidente della Camera di Commercio Mario Pozza ha in sospeso il trasloco dell’ente all’Appiani, uno degli immobili che pesano sul bilancio. «Ho dato la massima disponibil­ità, nei poteri di un’amministra­zione pubblica, al trasferime­nto degli uffici ma è un punto dolente, siamo fermi, dobbiamo ancora trovare la quadra sui numeri». Insomma, un altro nodo da districare. Ma un ricambio ai vertici, per Pozza, oggi avrebbe senso: «Le categorie hanno già espresso questa posizione. Alcuni cambi sono dati dall’incompatib­ilità di mandato, alcuni sono già previsti, ma credo sia il momento di avviare una riflession­e».

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Il quartier generale Ca’ Spineda, storica sede di Fondazione cassamarca

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