Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Estorsione al sacrestano che gli affidò i crocifissi Nomadi condannati

- M.Cit.

PREGANZIOL Cinque anni e otto mesi di reclusione per i lavori di doratura di alcuni arredi sacri al prezzo pattuito di mille euro, che si erano trasformat­i in un’estorsione da 48 mila euro per il sacrestano e il parroco di Sambughè. Questa la sentenza emessa ieri, con rito abbreviato (e quindi con lo sconto di un terzo della pena) dal gup Gianluigi Zulian per Ercole Hudorovich di 58 anni e il figlio Abramo di 23 anni, entrambi residente nel campo nomadi di Paese. I due, difesi dagli avvocati Andrea Zambon e Guido Galletti, hanno tentato di difendersi sostenendo che non si era trattato di un’estorsione ma di un esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Ma il giudice li ha condannati ritenendo che quello messo a segno, a cavallo tra il novembre e il dicembre 2017 ai danni del sacrestano Giuseppe Carro e di don Paolo Barbisan, sacerdote collaborat­ore della parrocchia di Sambughè, fosse un vero e proprio raggiro finalizzat­o a un’estorsione. I due infatti si erano presentati al sacrestano come artigiani esperti nella manutenzio­ne e doratura di oggetti sacri. L’uomo si era fidato e gli aveva consegnato una ventina di oggetti tra candelabri, crocifissi e corone votive, pattuendo per il lavoro un prezzo di mille euro. Ma quando era stato il momento di riconsegna­re gli oggetti, i due avrebbero alzato il prezzo, arrivando alla cifra esorbitant­e di 48 mila euro. Il sacrestano si era rifiutato di pagare e i due nomadi avrebbero iniziato a minacciarl­o. Non velate allusioni, ma minacce vere e proprie relative a «danni fisici» e «guai» al quale il sacrestano sarebbe andato incontro se non avesse saldato il debito. Il pressing di padre e figlio si sarebbe fatto più deciso nelle ultime settimane, quando le minacce erano state reiterate anche davanti a don Paolo. A quel punto i due si erano rivolti ai carabinier­i che, d’accordo con la Curia e la procura, hanno fatto scattare una trappola. Il sacrestano ha dato un falso appuntamen­to ai due, per saldare il presunto debito. Ad attendere padre e figlio, nascosti tra i banchi e l’altare, c’erano però i carabinier­i di Vedelago e di Treviso. I due sono arrivati e hanno minacciato il sacerdote: «Se non paghi ti facciamo svuotare la chiesa e sequestrar­e la casa». A quel punto i militari si erano fatti avanti e li avevano arrestati per tentata estorsione. Ieri la condanna a 3 anni e 6 mesi per Ercole e a 2 anni e 2 mesi per Abramo. I legali dei due aspettano le motivazion­i per valutare il ricorso.

Il caso

La donna si era allontanat­a per pochi minuti

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