Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Ricatti sessuali in Regione ai dipendenti precari Sospeso alto funzionario
Avance a dipendenti precari in cambio di «garanzie». Lui nega tutto
VENEZIA Il primo si è presentato a fare denuncia nei mesi scorsi nella struttura interna che raccoglie questo tipo di cari, per alcune «avance» sgradite risalenti al 2017. Poi però si sono aggiunte una seconda, una terza e infine una quarta vittima e la procura ha accelerato i tempi. E così martedì, dopo l’interrogatorio del giorno precedente – che si era però concluso con un nulla di fatto, vista la decisione di avvalersi della facoltà di non rispondere –, il gip di Venezia Barbara Lancieri ha accolto la richiesta di interdizione formulata dal pm Giorgio Gava e ha sospeso per quattro mesi dal servizio un alto funzionario della Regione Veneto, accusato di violenza sessuale e di tentata concussione. Secondo l’accusa, l’uomo, che sarebbe vicino alla pensione, avrebbe molestato alcuni dipendenti regionali che avevano dei contratti a tempo o comunque che erano precari, toccandoli nelle parti intime con gesti repentini, senza che loro potessero fare nulla per opporsi. Poi li avrebbe ricattati sostenendo che, se avessero riferito quello che era successo o se si fossero sottratti ad altri approcci sessuali analoghi, avrebbe fatto di tutto per impedire che fossero assunti, mentre avrebbe invece assicurato un aiuto alla carriera per chi «ci fosse stato». Una pratica che, a sentire i denuncianti, durava da anni, tanto che un episodio risalirebbe al 2011, cioè a sette anni fa.
Il dirigente, che è difeso dall’avvocato lagunare Patrizia Vettorel, ha deciso di non rispondere al giudice: in primo luogo perché è ancora sconvolto dall’essersi ritrovato coinvolto in una vicenda così scabrosa; inoltre perché in questa fase conosce solamente il capo d’imputazione e non tutti gli atti dell’inchiesta. E’ molto probabile dunque che il legale farà ricorso al tribunale del riesame non solo per chiedere l’annullamento della misura cautelare, quando piuttosto per poter accedere al fascicolo e vedere, in primis, il testo integrale delle denunce delle presunte vittime delle molestie. Di fronte all’avvocato, però, ha fortemente negato tutte le accuse, spiegando che non sarebbe mai successo nulla di quello che viene raccontato. Anzi, addirittura di una di queste persone non si ricordava nemmeno il nome.
La probabile linea difensiva sarà poi quella di smontare anche la tesi del «sexy-ricatto», spiegando che quei lavoratori non erano alle sue dipendenze e che comunque il funzionario non aveva alcun tipo di potere, né disciplinare né relativo ad eventuali avanzamenti di carriera, e non aveva nemmeno la possibilità di mettere una buona o una cattiva parola su di loro. Tutto questo ovviamente ricordando che l’ingresso negli uffici di Palazzo Balbi avviene per concorso.
Il funzionario dovrà però anche spiegare perché ben quattro persone lo accusino e non è detto che la lista non si allunghi ora che la procura, con la misura cautelare, ha svelato l’inchiesta. Dovrà dimostrare che tutti mentono e dare anche un motivo valido, per esempio un desiderio di rivalsa o vendetta. Per ora si è messo in ferie, mentre l’unico divieto è quello di recarsi al lavoro. Il pm aveva chiesto anche l’obbligo di dimora nel Comune di residenza, che però non è stato concesso dal giudice. L’obiettivo principale era però tenerlo lontano dalla sede regionale, proprio perché, nell’ipotesi di accusa, quelle molestie si concretizzavano soprattutto in quel luogo in cui poteva esercitare il suo ruolo di potere.
Quattro denunce
Ci sarebbero ben quattro persone che hanno formalizzato la denuncia Davanti al giudice l’indagato ha deciso di non rispondere