Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
La vicenda
Il decreto dignità vincola le imprese alla restituzione degli incentivi ricevuti in Italia, se non resteranno localizzate per almeno cinque anni e andranno all’estero. Ma secondo i dati del ministero dello Sviluppo economico, gli interventi realizzati dall’agenzia Invitalia per favorire gli insediamenti aziendali non sono andati oltre i 122 casi, con incentivi concessi per 2 miliardi su 4,5 di investimenti.
Un panorama di portata limitata e molto controllato secondo lo storico manager Zanussi, Maurizio Castro: «Bisogna risalire indietro di decenni per rivedere interventi predatori con i finti capannoni VENEZIA E il decreto-dignità anche sul fronte della lotta alla delocalizzazione produce più dubbi che adesioni convinte. La base è semplice: ridurre le imprese che trasferiscono lavoro all’estero, imponendo la restituzione di contributi e finanziamenti agevolati, garanzie e aiuti fiscali, a chi se ne va all’estero dopo cinque anni. «Mi pare un provvedimento semplicistico, che non tiene conto della geografia della globalizzazione - commenta l’economista dell’Università di Padova, Giovanni Costa -. Il ministro Di Maio pare avere in mente ancora una delocalizzazione vecchia di almeno dieci-quindi anni, che puntava in modo opportunistico sulla riduzione del costo del lavoro. Che ha però vita breve: basta che si modifichino le condizioni di cambio, o di complessità dei prodotti o di costi logistici e tutto viene messo in dubbio. E oltretutto è stata soppiantata da una multi-localizzazione compiuta per seguire i mercati e i grandi clienti. E avremmo bisogno di più aziende di quel tipo».
Costa cita i casi di aziende padovane come i controlli per i condizionatori di Carel, i sistemi di trasmissione di Carraro, la componentistica plastica di Sirmax, presenti con stabilimenti in giro per il pianeta, per produrre in loco per servire i mercati vicini. Ma il prendere il primo caso per il secondo non è nuovo. «L’esempio più eclatante fu De Longhi - ricorda Costa -: quando aprì il primo stabilimento all’estero venne ‘scomunicato’ dal vescovo. Ora se c’è un’azienda che cresce e assume ingegneri è quella». Viene da chiedersi poi qual potrebbero essere le aziende in Veneto che rischiano il taglio di incentivi a fronte della
Costa Mi sembra un provvedimento semplicistico, Di Maio ha in mente schemi vecchi
Zabeo Non ci sono statistiche in grado di fotografare la delocalizzazione produttiva