Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Olimpiadi, venerdì il verdetto. L’assist di Fraccaro per le Dolomiti
Venerdì si riunisce il governo, assist a Cortina del ministro Fraccaro
Il governatore Zaia chiede scelte tecniche, il presidente del Coni Malagò ammette che si stanno facendo anche valutazioni politiche. E intanto la decisione del governo sulla candidata italiana alle olimpiadi invernali del 2026 si avvicina: venerdì se ne parlerà nel Consiglio dei ministri. E a proposito di ministri, lo stellato Fraccaro senza mai citare le Dolomiti fa capire che il dossier «spendo poco» e penso alla «sostenibilità ambientale» è sulla strada giusta.
VENEZIA Più che una gara di discesa libera, l’aggiudicazione dell’edizione 2026 dei Giochi olimpici invernali - contesi fra Cortina, Milano e Torino - potrebbe trasformarsi in un derby tutto interno al Carroccio. In Veneto nessuno si espone, ma più di qualcuno, a microfoni spenti lo dice: «Le Olimpiadi invernali saranno il banco di prova per vedere i pesi interni al partito ora che siamo al governo. Zaia ci sta mettendo l’anima ma vediamo se a Roma troverà gli appoggi necessari». Parrà strano parlare di equilibri squisitamente politici a proposito della manifestazione sportiva per eccellenza ma, spiace dirlo, nella triangolazione Veneto-Milano—Torino la politica c’entra eccome. Se Torino pare aver superato con uno scatto diren i al novantesimo minuto l’ opposizione interna allo stesso M5S che le Olimpiadi invernali bis non le voleva proprio, Milano, bastione Pd del sindaco Giuseppe Sala, potrebbe avere l’appoggio della Lega lombarda, tanto che ieri sera dopo l’ incontro con Malagò, il governatore Attilio Fontana (Lega) ha sostenuto fortemente la candidatura milanese definendola competitiva anche sui costi.
Del resto, ieri, è stato il giorno delle strette di mano (di circostanza?), dei sorrisi un po’ tirati e della consegna dei dossier al Coni. Il governatore Luca Zaia a Roma ci è andato di persona non prima di aver incontrato il collega di partito (ma lombardo) Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza dei ministri con delega allo Sport. Già, perché già domani il consiglio dei ministri si riunirà a Palazzo Chigi per valutare le tre candidature
presentate. In tutto questo, l’unica «candidatura con la neve vera», quella di Cortina e del Trentino-Alto Adige, punta tutto sulla granitica volontà del governatore Zaia appoggiato, va detto, in maniera trasversale dall’intera regione. Una candidatura «sostenibile» perché gli impianti sono già in buona parte realizzati e perché alla modica cifra di 380 milioni potrebbe essere il grande evento meno faraonico di sempre. Per sfavillare sul palcoscenico internazionale dovrebbero bastare il Civetta, il Pelmo, l’Antelao e il rosa delle Dolomiti.
A colpire, ieri, mimetizzate nel profluvio di note, dichiarazioni a caldo e ufficiali, sono soprattutto le parole di Zaia e Malagò. Mentre il secondo, ricordando il consiglio dei ministri di domani, segnala che sulla decisione della città da
candidare «si stanno facendo valutazioni anche politiche», il secondo dice non a caso: «Spero si valuti tecnicamente il dossier e la validità che può avere a livello internazionale. Quando si digita Cortina sui motori di ricerca si vedono le montagne, con Torino e Milano vedrà due bellissime città ma metropolitane». E aggiunge: «Ci metto anima e corpo, dietro ho una Regione». Zaia può contare sull’assist a sorpresa del veneto-trentino Riccardo Fraccaro. Il ministro dei Rapporti con il Parlamento ha spezzato un lancia per Cortina twittando un eloquente: «Le Pa ra lim pia di e Olimpiadi 2026 possono essere un’occasione per l’Italia ma serve un progetto virtuoso. Ogni valutazione dovrà tener conto delle priorità del programma di Governo e della loro compatibilità con i costi/benefici del- l’evento. La sostenibilità è il fattore decisivo». «Sostenibilità» parola chiave del dossier Cortina.
L’ultima parola spetta al Comitato olimpico nazionale, anche se Malagò, capo dello sport italiano ha sempre specificato che «servono tre gambe: Coni, Enti locali e Governo». Per il momento ci sono le volontà dei sindaci, ma serve anche la certezza di Palazzo Chigi. E Malagò, nella giornata che lo ha visto impegnato con Chiara Appendino, sindaco di Torino, Luca Zaia e Giuseppe Sala, sindaco di Milano, ha concluso, ecumenico: «Non ci sia “fuoco amico”, chi resterà fuori dalla corsa dovrà remare nella stessa direzione». Pronta la risposta di Zaia: «Per noi non ci sono avversari, Milano e Torino sono due città eccezionali e chi dovrà scegliere dovrà scegliere tra due filosofie: neve o città metropolitane. Poi sarà giusto fare squadra». A casa, in Veneto, intanto la cavalleria leghista si prepara alla campagna d’estate. «A Torino avevano le idee confuse già in Comune e sono i primi a non volere i giochi, a Milano spero proprio che non si voglia tirare la volata elettorale al Pd di Sala. - ragiona Nicol a Finco capogruppo del Carroccio a Palazzo Ferro Fini - Posto che sulle Olimpiadi non dovrebbe pesare la politica...». Sempre da Ferro Fini il presidente Roberto Ciambetti ricorda i «relitti» di Torino 2006 e il segretario del Carroccio Toni Da Re, appassionato di sci da fondo ironizza: «A Milano? E il fondo dove lo facciamo? Sui binari dell’ex scalo ferroviario? Siamo seri, a Cortina c’è la neve. Quella vera».
Roberto Ciambetti
A Torino ci sono ancora i «relitti» non sanati rimasti dai giochi olimpici invernali del 2006
Gianantonio Da Re E a Milano le gare di fondo dove le facciamo? Sui binari dell’ex scalo ferroviario? Siamo seri, la neve è a Cortina
Nicola Finco Posto che la politica non dovrebbe pesare sulla decisione, scegliere Milano sarebbe fare un favore a Sala del Pd