Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Pochi medici, pressing dei sindacati «Via il numero chiuso dagli atenei»
Allarme per gli ospedali di provincia: «Svuotati dall’accentramento della Regione»
TREVISO Le assenze che saltano più all’occhio del cittadino comune sono quelle dei medici di base, i continui e diffusi pensionamenti dei «dottori» dei quartieri e dei paesi creano disagio finché ogni paziente trova un adeguato sostituto. Ma sono gli specialisti che mancano, negli ospedali e nei distretti, e mancano infermieri (ne saranno assunti 150 entro ottobre). È di questa emergenza che sindacati e Usl 2 hanno parlato durante un lungo incontro, diventato dialogo ma anche scontro.
«E’ necessaria una revisione delle modalità di assunzione dei medici specialistici anche in merito al numero chiuso delle università, ad oggi evidentemente insufficiente, visto l’esito di alcuni concorsi andati deserti» ha detto Cinzia Bonan, segretaria della Cisl. Più duro Ivan Bernini, Fp Cgil: «Ci hanno tacciato di demagogia quando abbiamo chiesto l’apertura del numero chiuso per le facoltà e borse di studio, quando abbiamo segnalato la mancanza di personale e chiesto un piano straordinario di assunzioni. E sempre gli stessi dicono che il personale medico e di comparto non si trova a causa della scarsità di offerta del mercato del lavoro. L’intervento sull’emergenza è sempre più costoso. Finché le prospettive occupazionali si riducono a contratti a termine molti poi si rivolgono a strutture estere. E la Regione sceglie di centralizzare in pochi ospedali svuotando di fatto quelli periferici e non rendendoli più attrattivi per i professionisti. Ascolti di più il territorio».
Non vuole entrare in polemica il direttore dell’Usl 2 Francesco Benazzi: «La carenza di medici impone una riflessione sulla riorganizzazione del sistema, anche con l’ampliamento degli orari dei distretti sanitari per migliorare l’offerta e il servizio». Il dg ha deciso di cominciare a guardare fuori Italia per le prossime assunzioni di specialisti: «Ci rivolgeremo ai laureati europei, a ungheresi, romeni, croati, per offrire loro la possibilità di lavorare nelle nostre strutture – spiega -. Ho chiesto anche al presidente della Camera di Commercio Mario Pozza, che tramite le aziende e l’istituzione ha rapporti con l’Europa, di aiutarci in questa ricerca». L’Usl 2 sta aspettando l’esito dei concorsi, ma la carta estero potrebbe essere l’unica risposta. «Per la ginecologia ci mancano dieci medici, non riusciremo a coprire le carenze di organico con il solo concorso. Per i medici di base siamo riusciti a trovare delle disponibilità e dei sostituti, grazie anche all’aggregazione degli studi. Non possiamo considerarlo un allarme, abbiamo la fortuna di poter affrontare le criticità ma con il passare degli anni questo fenomeno sarà sempre più impattante anche fra i medici di medicina generale».
Fra i temi affrontati con Cgil, Cisl e Uil anche la riorganizzazione dei servizi di assistenza e continuità della cura; proprio in questo senso sono stati avviati dei tavoli di confronto permanenti per monitorare la realizzazione del piano socio-sanitario e l’applicazione delle schede ospedaliere.
L’Usl 2
Il dg dell’Usl 2 Benazzi abbozza: «La carenza di personale impone una riorganizz azione del sistema»