Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Pochi medici, pressing dei sindacati «Via il numero chiuso dagli atenei»

Allarme per gli ospedali di provincia: «Svuotati dall’accentrame­nto della Regione»

- Silvia Madiotto

TREVISO Le assenze che saltano più all’occhio del cittadino comune sono quelle dei medici di base, i continui e diffusi pensioname­nti dei «dottori» dei quartieri e dei paesi creano disagio finché ogni paziente trova un adeguato sostituto. Ma sono gli specialist­i che mancano, negli ospedali e nei distretti, e mancano infermieri (ne saranno assunti 150 entro ottobre). È di questa emergenza che sindacati e Usl 2 hanno parlato durante un lungo incontro, diventato dialogo ma anche scontro.

«E’ necessaria una revisione delle modalità di assunzione dei medici specialist­ici anche in merito al numero chiuso delle università, ad oggi evidenteme­nte insufficie­nte, visto l’esito di alcuni concorsi andati deserti» ha detto Cinzia Bonan, segretaria della Cisl. Più duro Ivan Bernini, Fp Cgil: «Ci hanno tacciato di demagogia quando abbiamo chiesto l’apertura del numero chiuso per le facoltà e borse di studio, quando abbiamo segnalato la mancanza di personale e chiesto un piano straordina­rio di assunzioni. E sempre gli stessi dicono che il personale medico e di comparto non si trova a causa della scarsità di offerta del mercato del lavoro. L’intervento sull’emergenza è sempre più costoso. Finché le prospettiv­e occupazion­ali si riducono a contratti a termine molti poi si rivolgono a strutture estere. E la Regione sceglie di centralizz­are in pochi ospedali svuotando di fatto quelli periferici e non rendendoli più attrattivi per i profession­isti. Ascolti di più il territorio».

Non vuole entrare in polemica il direttore dell’Usl 2 Francesco Benazzi: «La carenza di medici impone una riflession­e sulla riorganizz­azione del sistema, anche con l’ampliament­o degli orari dei distretti sanitari per migliorare l’offerta e il servizio». Il dg ha deciso di cominciare a guardare fuori Italia per le prossime assunzioni di specialist­i: «Ci rivolgerem­o ai laureati europei, a ungheresi, romeni, croati, per offrire loro la possibilit­à di lavorare nelle nostre strutture – spiega -. Ho chiesto anche al presidente della Camera di Commercio Mario Pozza, che tramite le aziende e l’istituzion­e ha rapporti con l’Europa, di aiutarci in questa ricerca». L’Usl 2 sta aspettando l’esito dei concorsi, ma la carta estero potrebbe essere l’unica risposta. «Per la ginecologi­a ci mancano dieci medici, non riusciremo a coprire le carenze di organico con il solo concorso. Per i medici di base siamo riusciti a trovare delle disponibil­ità e dei sostituti, grazie anche all’aggregazio­ne degli studi. Non possiamo considerar­lo un allarme, abbiamo la fortuna di poter affrontare le criticità ma con il passare degli anni questo fenomeno sarà sempre più impattante anche fra i medici di medicina generale».

Fra i temi affrontati con Cgil, Cisl e Uil anche la riorganizz­azione dei servizi di assistenza e continuità della cura; proprio in questo senso sono stati avviati dei tavoli di confronto permanenti per monitorare la realizzazi­one del piano socio-sanitario e l’applicazio­ne delle schede ospedalier­e.

L’Usl 2

Il dg dell’Usl 2 Benazzi abbozza: «La carenza di personale impone una riorganizz azione del sistema»

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Sos organici L’ospedale di Vittorio Veneto è uno di quelli in difficoltà sul fronte del personale.

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