Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Oggi il funerale laico per Olga l’ultima comunista castellana
Partigiana, storica consigliera del Pci: in cimitero l’addio
CASTELFRANCO Un funerale laico, nel cimitero comunale del suo paese, Castelfranco. Famiglia e amici la saluteranno così, alle 9.30 di stamattina, ultima voce castellana della Resistenza al femminile. Mercoledì sera, nella casa di riposo che l’ha ospitata negli ultimi 24 mesi, limitata dalla rottura di un femore ma lucidissima fino a poche settimane fa e, dicono, agguerrita come sempre, si è spenta «la comunista» Olga: Olga Bernardi, 98 anni.
Nata il 5 marzo 1920 nella frazione di Campigo, Olga è stata per almeno sei lustri una sorta di icona locale, per l’impegno politico e sociale e per il modo con cui ha interpretato quel sentimento che sentiva dentro: il suo comunismo era semplicemente un «essere per gli altri». Studi minimi, si era fermata all’obbligo dell’epoca, la quinta elementare, per cui di sé diceva «sono un’analfabeta». Non era vero. Trent’anni passati da consigliere comunale per il rosso del Pci, in un paese, in una regione dove il vento della Democrazia cristiana è stato talmente forte da far meritare a quel partito l’epiteto di Balena Bianca stanno lì a dimostrarlo. Era stata partigiana, Olga; come Tina Anselmi, compaesana e prima donna ministro della Repubblica; come Marcella Dallan Magoga, altra castellana dentro la Resistenza.
Nel ‘48 le nozze con Artemio Turcato, da cui sono nati i due figli, Derio e Carla. La famiglia, il lavoro (era magliaia, mestiere che non esiste più) e la politica nel segno degli altri, delle altre. Asili nido e consultorio femminile sono debiti che i castellani hanno, ne siano o meno consapevoli, con le appuntite battaglie di Olga la «pasionaria». Lei, probabilmente, sapeva bene che certe battaglie si vincono anche quando le si è perse. Chi passa da via Canaletto, viale alberato di quartiere Risorgimento, guardando a nord non vede più uno dei tanti filotti di case popolari a ridosso della nobile piazza Giorgione. Oggi c’è un palazzone, bordato di nero pece. Olga, che lì abitava, quel condominio non lo voleva: era speculazione immobiliare da parte dell’Ater, l’istituto per l’edilizia residenziale, e sradicamento di tante persone anziane come lei. Nel 2005 le ex case popolari sono state abbattute. Oggi moltissimi, guardando il nero del palazzone e le finiture, le rimpiangono.