Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Permesso premio a Riina jr «Non tornerà più in Veneto»

Prima uscita dalla casa-lavoro. L’avvocato: «Chiede la libertà»

- Di Andrea Priante

VENEZIA Giuseppe Salvatore Riina, il figlio del Capo dei capi della mafia morto lo scorso anno, lontano dal Veneto si sta rivelando un detenutomo­dello. Al punto da meritarsi un permesso-premio, per buona condotta.

Riina junior per cinque anni aveva vissuto a Padova in regime di sorveglian­za speciale, dopo aver scontato una condanna per associazio­ne mafiosa. La permanenza, che tante polemiche aveva sollevato, si era interrotta nel novembre scorso, quando un’inchiesta coordinata dalla Squadra mobile di Venezia e dal Servizio centrale operativo (Sco) aveva tolto il velo sulla sua doppia vita: collaborat­ore di una Cooperativ­a di giorno, frequentat­ore di pregiudica­ti e consumator­e di cocaina la notte. Quanto bastava per spingere il tribunale di Padova a revocargli i benefici della sorveglian­za speciale e spedirlo in una casa lavoro, a Vasto, in provincia di Chieti, dove è recluso da quasi nove mesi.

«Ha superato i problemi di droga - assicura il suo avvocato, Francesca Casarotto - e il suo comportame­nto è stato irreprensi­bile. Per questo nelle scorse settimane ha potuto godere del primo permesso premio».

Riina junior ha ottenuto dal giudice di Chieti la possibilit­à di trascorrer­e una giornata fuori dalla struttura detentiva. Le sue prime 24 ore di libertà le ha quindi «consumate» all’interno di una comunità della zona, per poi tornare regolarmen­te nella casa lavoro.

Ma è solo il primo passo. «A settembre presenterò una richiesta di revoca della misura - annuncia l’avvocato Casarotto - proprio perché, con il comportame­nto tenuto in questi mesi, Salvatore ha dimostrato di aver imparato dai propri errori e di essere pronto a tornare libero».

Resta da capire cosa ne penserà il giudice. Di certo, però, il terzogenit­o del boss Totò Riina non ha alcuna intenzione di rimettere piede a Padova e neppure in quella Corleone che fu il «feudo» del padre. «Non tornerà a vivere in Veneto - assicura il difensore - e neppure in Sicilia. Più probabilme­nte, se dovesse ottenere la revoca della misura, si ricostruir­à un futuro nell’Italia centrale».

Al suo arrivo a Padova nel 2012, dopo aver scontato una condanna per mafia a otto anni e dieci mesi, Riina aveva trovato lavoro in una Onlus che offre aiuto ai bisognosi e si era re-inventato scrittore, dando alle stampe un libro autobiogra­fico che racconta la storia della sua famiglia. Poi il crollo, con la scoperta delle serate trascorse in compagnia di spacciator­i o consumando cocaina.

Ora, il rampollo di Corleone tenta l’ennesima risalita lasciandos­i alle spalle quel Veneto che era diventato la sua nuova casa.

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