Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Permesso premio a Riina jr «Non tornerà più in Veneto»
Prima uscita dalla casa-lavoro. L’avvocato: «Chiede la libertà»
VENEZIA Giuseppe Salvatore Riina, il figlio del Capo dei capi della mafia morto lo scorso anno, lontano dal Veneto si sta rivelando un detenutomodello. Al punto da meritarsi un permesso-premio, per buona condotta.
Riina junior per cinque anni aveva vissuto a Padova in regime di sorveglianza speciale, dopo aver scontato una condanna per associazione mafiosa. La permanenza, che tante polemiche aveva sollevato, si era interrotta nel novembre scorso, quando un’inchiesta coordinata dalla Squadra mobile di Venezia e dal Servizio centrale operativo (Sco) aveva tolto il velo sulla sua doppia vita: collaboratore di una Cooperativa di giorno, frequentatore di pregiudicati e consumatore di cocaina la notte. Quanto bastava per spingere il tribunale di Padova a revocargli i benefici della sorveglianza speciale e spedirlo in una casa lavoro, a Vasto, in provincia di Chieti, dove è recluso da quasi nove mesi.
«Ha superato i problemi di droga - assicura il suo avvocato, Francesca Casarotto - e il suo comportamento è stato irreprensibile. Per questo nelle scorse settimane ha potuto godere del primo permesso premio».
Riina junior ha ottenuto dal giudice di Chieti la possibilità di trascorrere una giornata fuori dalla struttura detentiva. Le sue prime 24 ore di libertà le ha quindi «consumate» all’interno di una comunità della zona, per poi tornare regolarmente nella casa lavoro.
Ma è solo il primo passo. «A settembre presenterò una richiesta di revoca della misura - annuncia l’avvocato Casarotto - proprio perché, con il comportamento tenuto in questi mesi, Salvatore ha dimostrato di aver imparato dai propri errori e di essere pronto a tornare libero».
Resta da capire cosa ne penserà il giudice. Di certo, però, il terzogenito del boss Totò Riina non ha alcuna intenzione di rimettere piede a Padova e neppure in quella Corleone che fu il «feudo» del padre. «Non tornerà a vivere in Veneto - assicura il difensore - e neppure in Sicilia. Più probabilmente, se dovesse ottenere la revoca della misura, si ricostruirà un futuro nell’Italia centrale».
Al suo arrivo a Padova nel 2012, dopo aver scontato una condanna per mafia a otto anni e dieci mesi, Riina aveva trovato lavoro in una Onlus che offre aiuto ai bisognosi e si era re-inventato scrittore, dando alle stampe un libro autobiografico che racconta la storia della sua famiglia. Poi il crollo, con la scoperta delle serate trascorse in compagnia di spacciatori o consumando cocaina.
Ora, il rampollo di Corleone tenta l’ennesima risalita lasciandosi alle spalle quel Veneto che era diventato la sua nuova casa.