Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Padova saluta Scimone Molta musica, vietati gli applausi
La cerimonia a Padova alla presenza del presidente Casellati
Niente applausi, poche parole e tanta musica. Così, prima di spirare, aveva chiesto il maestro. E così è stato, ieri mattina nella chiesa degli Eremitani a Padova, gremita da oltre mille persone per dare l’ultimo saluto a Claudio Scimone, il direttore d’orchestra celebre in tutto il mondo, fondatore dei Solisti Veneti nel 1959, scomparso nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi, all’età di 83 anni, per i postumi di una caduta che gli aveva spezzato alcune costole fino a perforargli un polmone. Attorno alla moglie Clementine, alla sorella Giusi e agli altri familiari, si sono stretti non solo i rappresentanti delle istituzioni e quelli del mondo della cultura, ma pure tantissimi cittadini comuni, padovani e non, che magari avevano visto il maestro e i suoi musicisti esibirsi proprio nella chiesa degli Eremitani, a due passi dalla Cappella degli Scrovegni, così amata da Scimone per l’ampiezza e soprattutto, grazie al soffitto in legno, per un’acustica che nulla ha da invidiare ai più moderni auditorium. Quell’auditorium che il patriarca dei Solisti aveva sponsorizzato più di ogni altro e che ora potrebbe essere realizzato proprio di fronte alla chiesa degli Eremitani, all’interno di Palazzo Foscarini, e addirittura essere intitolato al maestro.
Niente applausi, poche parole e tanta musica, dicevamo. Ad esaudire l’ultimo desiderio del fondatore, sono stati i suoi musicisti che, seduti ai piedi dell’altare, hanno magicamente suonato brani di Grieg, Vivaldi, Massenet, Bach e Albinoni. Ma il momento più emozionante è stato quando, durante la comunione, sempre accompagnato dai Solisti, il tenore Aldo Caputo ha cantato l’Ave Maria di Schubert. Brividi, lacrime e qualche timido battito di mani subito strozzato. «Silenzio, parla la musica – ha ammonito, nella sua predica, il parroco degli Eremitani don Lucio Guizzo – Quella musica che, per il maestro, non era lavoro. Ma era vita. Energia. Gioia. Lui era tutta musica». E amore. Tanto che, come ha ricordato ieri lo stesso sacerdote, Scimone era solito ringraziare il pubblico, al termine dei suoi concerti, disegnando un cuore con le dita delle mani.
Tra i primi banchi della chiesa, tra i tantissimi volti noti, c’erano la presidente padovana del Senato, Elisabetta Casellati, e il figlio direttore d’orchestra Alvise. E poi il sindaco della città Sergio Giordani, l’ex presidente della Fondazione Cariparo, Antonio Finotti, l’ex rettore del Bo, Giuseppe Zaccaria, l’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Roberto Marcato, la sovrintendente della Fondazione Arena di Verona, Cecilia Gasdia, Leonard Gianadda dell’omonima Fondazione, il direttore del Conservatorio Pollini, Leopoldo Armellini, l’attore Alberto Terrani e il compositore Pino Donaggio. Scimone, dopo la cremazione, verrà sepolto nel Cimitero Maggiore di Padova.