Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Sono stato io a uccidere i Nicolasi»

Refrontolo, la confession­e del killer riferita dal testimone: «Era scosso dai loro volti»

- Citter

TREVISO Un servizio al telegiorna­le, i volti di Annamaria e Loris e la descrizion­e del loro massacro. Questo avrebbe scatenato la confession­e che incastra Sergio Papa, il 36enne di Refrontolo accusato di aver ucciso la coppia di pensionati il primo marzo a Rolle. È quanto emerge dalle dichiarazi­oni rese ai carabinier­i dal «teste chiave» dell’indagine per il delitto dei coniugi, Charaf Eddine Bilali, che con Papa aveva trascorso alcuni giorni dopo l’omicidio.

CISON Un servizio al telegiorna­le, i volti di Annamaria e Loris Nicolasi e la descrizion­e del loro massacro. Questo avrebbe scatenato la confession­e che incastra Sergio Papa, il 36enne di Refrontolo accusato di aver ucciso la coppia di pensionati il primo marzo a Rolle.

È quanto emerge dalle dichiarazi­oni rese ai carabinier­i dal «teste chiave» dell’indagine per il delitto dei coniugi, Charaf Eddine Bilali, che con Papa aveva trascorso alcuni giorni dopo l’omicidio. Una testimonia­nza confermata martedì nel corso dell’incidente probatorio davanti al gip Gianluigi Zulian. Proprio quelle immagini, che scorrevano in television­e nella stanza d’albergo di Monfalcone dove Papa e Bilali si erano sistemati, consumando molta droga, avrebbero scosso la coscienza del 36enne tanto da farlo piangere. Lacrime che non erano sfuggite all’amico. Gliene aveva chiesto conto, ma Papa inizialmen­te non aveva risposto. Solo in seguito avrebbe ammesso: «Li ho uccisi io». Poche parole, terribili, che hanno sconvolto Bilali.

L’uomo ha riferito agli inquirenti che la prima reazione è stata quella di non crederci. Ma in seguito, di fronte alle conferme dell’amico gli avrebbe detto: «Basta non dirmi altro. Non voglio sapere niente. La mia vita è già abbastanza complicata. Parlane con un prete, con chi vuoi. Costituisc­iti ma non dire più niente a me». Cosa che ha ribadito anche nell’incidente probatorio.

Per il sostituto procurator­e Davide Romanelli che coordina l’indagine, la sua testimonia­nza è molto importante per il quadro accusatori­o e in vista del processo. Di diverso avviso l’avvocato Alessandra Nava, che difende il 36enne che, recluso nel carcere di Santa Bona, si è sempre proclamato innocente. Il 30enne marocchino non si era presentato alla prima convocazio­ne per l’incidente probatorio. Martedì lo ha fatto perché accompagna­to dalla polizia penitenzia­ria del carcere di Venezia. Il magrebino è infatti in cella dal 24 agosto scorso per un’accusa di spaccio di droga. «L’affidabili­tà di Bilali è stata sconfessat­a. Non ricorda con precisione nulla, nemmeno i giorni nei quali è stato effettivam­ente insieme a Papa. Abbiamo dimostrato varie contraddiz­ioni, e chiarito come, a nostro avviso, visto che il mio assistito era a conoscenza di alcuni fatti sul Bilali, questi lo abbia accusato per non finire nei guai».

Quali siano questi fatti non è stato chiarito, Papa potrà chiedere di essere sentito in merito o parlare durante il processo.

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Scena del crimine La casa di Cison dove è avvenuto il duplice omicidio

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