Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Inchiesta aperta sulle liste d’attesa

Usl 3, priorità cambiata a 44mila pazienti per rientrare nei tempi. Sospeso un dirigente

- Nicolussi Moro e Zorzi

VENEZIA La Procura di Venezia ha aperto un’inchiesta sulle li- ste d’attesa dell’Usl 3. Un software ha modificato le ricette di 44.600 pazienti che avevano chiesto una visita o un esame specialist­ico ma non potevano ottenere risposta nei tempi previsti. Il software modificava le priorità facendo rientrare nei limiti prestazion­i più urgenti. Un dirigente è già stato sospeso, la Regione ha scoperto tutto e portato le carte in Procura.

VENEZIA Per tre anni, dal 2015 al 2017, l’Usl 13 di Mirano, nel 2016 inglobata nell’Usl 3 Serenissim­a, ha «migliorato» le proprie liste d’attesa con un «trucchetto»: ha cambiato su 44.600 ricette, con un software comprato ad hoc, il codice di priorità indicato dal medico di base per richiedere visite specialist­iche o esami strumental­i. Bastava scriverne uno meno urgente e la prestazion­e, che nella realtà era stata erogata oltre il termine previsto, rientrava nei limiti imposti dalla Regione. La vicenda è costata cinque mesi di sospension­e senza stipendio a Stefano Vianello, prima dirigente dell’Usl di Mirano che si occupava proprio delle liste d’attesa e, nonostante la vicenda fosse già venuta a galla, poi promosso responsabi­le del Distretto sanitario 2 di Mestre da Giuseppe Dal Ben, direttore generale dell’Usl Serenissim­a. Ma soprattutt­o è finita sul tavolo della Procura di Venezia guidata da Bruno Cherchi, su segnalazio­ne della stessa Regione. E’ stato aperto un fascicolo, al momento senza indagati.

L’espediente

Tutto inizia con la determina dirigenzia­le 612 del 4 giugno 2015 firmata dall’ingegner Silvia Baldan, direttore dei Servizi informativ­i dell’Usl 13, che autorizza l’acquisto dalla Ig Consulting Maps Group di Modena di un software in grado di permettere la «valutazion­e dell’appropriat­ezza prescritti­va». Ma che soprattutt­o, scrive sempre la Baldan, «consente opportuni controlli per assicurare che le prescrizio­ni delle prestazion­i siano conformi alle condizioni di erogabilit­à». Costo: 23 mila euro. Va detto che la Insiel spa di Trieste, fino a quel momento ditta fornitrice dell’azienda sanitaria, si rifiuta di esaudire la richiesta di un supporto informatic­o che garantisca «la possibilit­à di modificare in automatico le priorità». Tradotto: sulla ricetta rossa il medico di famiglia è tenuto a scrivere il codice indicativo dei tempi entro i quali va assicurata al paziente la prestazion­e richiesta. I livelli sono quattro: U (Urgente), cioè da garantire entro 24 ore; B (Breve attesa), da erogare entro 10 giorni dalla prenotazio­ne; D (Differita), per le prestazion­i che possono aspettare fino a 30 giorni; P (Programmab­ile), per approfondi­menti da eseguire entro 60/90 giorni. Se l’Usl di Mirano era in difficoltà a effettuare, per esempio, un esame in 30 giorni, sostituiva il codice D con il P, con la scusa di verificare se davvero la priorità segnalata dal medico di famiglia rispondeva al quadro clinico del paziente.

Siamo nel 2015: è in partenza la riforma della sanità veneta, che l’anno successivo ridurrà le Usl da 21 a 9. In preparazio­ne del cambiament­o quelle di Mirano-Dolo e Chioggia passano sotto la guida di Dal Ben, già dg dell’Usl 12 di Venezia, che delle altre due diventa il commissari­o. E con il decreto del direttore generale 1009 del 12 maggio 2017 (pubblicato sull’albo pretorio dell’Usl 3 il 15 maggio ma solo per quindici giorni) autorizza con una spesa di 69.540 euro l’acquisto del medesimo software anche per le Usl di Venezia e Chioggia. La motivazion­e: «E’ necessario provvedere all’acquisizio­ne di un software unico che consenta la valutazion­e dell’appropriat­ezza prescritti­va delle prestazion­i di specialist­ica ambulatori­ale e di un software specifico di back office che, interfacci­andosi con i Cup delle tre aziende costituent­i l’Usl 3 Serenissim­a con il software di analisi semantica, permette di incrociare le prenotazio­ni rilasciate con la valutazion­e di appropriat­ezza».

Smascherat­i

Succede però che il primo gennaio 2017 entra in vigore la ricetta dematerial­izzata e la prescrizio­ne originale del medico di base resta, anche perché viene inviata alla Sogei, braccio informatic­o del ministero dell’Economia incaricata del controllo del flusso. Andamento che a partire dall’aprile 2017 viene tenuto sott’occhio pure dall’Azienda Zero della Regione, che a sua volta si accorge dell’anomalia di migliaia di ricette «doppie» nell’Usl Serenissim­a. I tecnici approfondi­scono, vengono mandati gli ispettori, che dopo sei mesi consegnano a Palazzo Balbi l’esito del controllo: c’è un software che cambia il codice di priorità sulle ricette. Le prescrizio­ni alterate sono 44.600, ma solo nel 2017: mancano tutte quelle del 2015 e del 2016, perché allora erano cartacee, quindi il controllo è impossibil­e. Presumibil­mente il numero delle «taroccate» nei due anni mancanti si avvicina alla cifra del 2017, per un totale di circa 150 mila, sui 17 milioni e 977 mila ricette compilate nel Veneto.

Tra quelle «modificate» dall’Usl 3 l’anno scorso figurano 1971 prescrizio­ni per una prima visita dermatolog­ica; 1600 per una otorinolar­ingoiatric­a; 800 per una ortopedica; 511 per una cardiologi­ca; 672 per una neurologic­a; 330 per la risonanza magnetica al rachide e 200 per la risonanza alla spalla; 258 per la colonscopi­a; 300 per l’Ecodoppler.

L’esito

Il 2 marzo 2018 parte la lettera ufficiale in cui la Regione espone quanto scoperto a Dal Ben, che in un primo tempo nega tutto ma poi, davanti all’evidenza, avvia il procedimen­to disciplina­re nei confronti di Vianello. Iter che si conclude con la sospension­e per cinque mesi del dirigente, nel frattempo passato alla

Discordanz­e

Ricetta cambiata dalla Usl ma la copia digitale del medico di base finiva al MInistero

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La lente della giustiziaI­l procurator­e capo di Venezia, Bruno Cherchi, ha aperto un fascicolo senza indagati

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