Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Inchiesta aperta sulle liste d’attesa
Usl 3, priorità cambiata a 44mila pazienti per rientrare nei tempi. Sospeso un dirigente
VENEZIA La Procura di Venezia ha aperto un’inchiesta sulle li- ste d’attesa dell’Usl 3. Un software ha modificato le ricette di 44.600 pazienti che avevano chiesto una visita o un esame specialistico ma non potevano ottenere risposta nei tempi previsti. Il software modificava le priorità facendo rientrare nei limiti prestazioni più urgenti. Un dirigente è già stato sospeso, la Regione ha scoperto tutto e portato le carte in Procura.
VENEZIA Per tre anni, dal 2015 al 2017, l’Usl 13 di Mirano, nel 2016 inglobata nell’Usl 3 Serenissima, ha «migliorato» le proprie liste d’attesa con un «trucchetto»: ha cambiato su 44.600 ricette, con un software comprato ad hoc, il codice di priorità indicato dal medico di base per richiedere visite specialistiche o esami strumentali. Bastava scriverne uno meno urgente e la prestazione, che nella realtà era stata erogata oltre il termine previsto, rientrava nei limiti imposti dalla Regione. La vicenda è costata cinque mesi di sospensione senza stipendio a Stefano Vianello, prima dirigente dell’Usl di Mirano che si occupava proprio delle liste d’attesa e, nonostante la vicenda fosse già venuta a galla, poi promosso responsabile del Distretto sanitario 2 di Mestre da Giuseppe Dal Ben, direttore generale dell’Usl Serenissima. Ma soprattutto è finita sul tavolo della Procura di Venezia guidata da Bruno Cherchi, su segnalazione della stessa Regione. E’ stato aperto un fascicolo, al momento senza indagati.
L’espediente
Tutto inizia con la determina dirigenziale 612 del 4 giugno 2015 firmata dall’ingegner Silvia Baldan, direttore dei Servizi informativi dell’Usl 13, che autorizza l’acquisto dalla Ig Consulting Maps Group di Modena di un software in grado di permettere la «valutazione dell’appropriatezza prescrittiva». Ma che soprattutto, scrive sempre la Baldan, «consente opportuni controlli per assicurare che le prescrizioni delle prestazioni siano conformi alle condizioni di erogabilità». Costo: 23 mila euro. Va detto che la Insiel spa di Trieste, fino a quel momento ditta fornitrice dell’azienda sanitaria, si rifiuta di esaudire la richiesta di un supporto informatico che garantisca «la possibilità di modificare in automatico le priorità». Tradotto: sulla ricetta rossa il medico di famiglia è tenuto a scrivere il codice indicativo dei tempi entro i quali va assicurata al paziente la prestazione richiesta. I livelli sono quattro: U (Urgente), cioè da garantire entro 24 ore; B (Breve attesa), da erogare entro 10 giorni dalla prenotazione; D (Differita), per le prestazioni che possono aspettare fino a 30 giorni; P (Programmabile), per approfondimenti da eseguire entro 60/90 giorni. Se l’Usl di Mirano era in difficoltà a effettuare, per esempio, un esame in 30 giorni, sostituiva il codice D con il P, con la scusa di verificare se davvero la priorità segnalata dal medico di famiglia rispondeva al quadro clinico del paziente.
Siamo nel 2015: è in partenza la riforma della sanità veneta, che l’anno successivo ridurrà le Usl da 21 a 9. In preparazione del cambiamento quelle di Mirano-Dolo e Chioggia passano sotto la guida di Dal Ben, già dg dell’Usl 12 di Venezia, che delle altre due diventa il commissario. E con il decreto del direttore generale 1009 del 12 maggio 2017 (pubblicato sull’albo pretorio dell’Usl 3 il 15 maggio ma solo per quindici giorni) autorizza con una spesa di 69.540 euro l’acquisto del medesimo software anche per le Usl di Venezia e Chioggia. La motivazione: «E’ necessario provvedere all’acquisizione di un software unico che consenta la valutazione dell’appropriatezza prescrittiva delle prestazioni di specialistica ambulatoriale e di un software specifico di back office che, interfacciandosi con i Cup delle tre aziende costituenti l’Usl 3 Serenissima con il software di analisi semantica, permette di incrociare le prenotazioni rilasciate con la valutazione di appropriatezza».
Smascherati
Succede però che il primo gennaio 2017 entra in vigore la ricetta dematerializzata e la prescrizione originale del medico di base resta, anche perché viene inviata alla Sogei, braccio informatico del ministero dell’Economia incaricata del controllo del flusso. Andamento che a partire dall’aprile 2017 viene tenuto sott’occhio pure dall’Azienda Zero della Regione, che a sua volta si accorge dell’anomalia di migliaia di ricette «doppie» nell’Usl Serenissima. I tecnici approfondiscono, vengono mandati gli ispettori, che dopo sei mesi consegnano a Palazzo Balbi l’esito del controllo: c’è un software che cambia il codice di priorità sulle ricette. Le prescrizioni alterate sono 44.600, ma solo nel 2017: mancano tutte quelle del 2015 e del 2016, perché allora erano cartacee, quindi il controllo è impossibile. Presumibilmente il numero delle «taroccate» nei due anni mancanti si avvicina alla cifra del 2017, per un totale di circa 150 mila, sui 17 milioni e 977 mila ricette compilate nel Veneto.
Tra quelle «modificate» dall’Usl 3 l’anno scorso figurano 1971 prescrizioni per una prima visita dermatologica; 1600 per una otorinolaringoiatrica; 800 per una ortopedica; 511 per una cardiologica; 672 per una neurologica; 330 per la risonanza magnetica al rachide e 200 per la risonanza alla spalla; 258 per la colonscopia; 300 per l’Ecodoppler.
L’esito
Il 2 marzo 2018 parte la lettera ufficiale in cui la Regione espone quanto scoperto a Dal Ben, che in un primo tempo nega tutto ma poi, davanti all’evidenza, avvia il procedimento disciplinare nei confronti di Vianello. Iter che si conclude con la sospensione per cinque mesi del dirigente, nel frattempo passato alla
Discordanze
Ricetta cambiata dalla Usl ma la copia digitale del medico di base finiva al MInistero