Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Pasta Zara, round con le banche Ultimatum dai sindacati: «Portateci al tavolo gli investitori»
TREVISO Si saprà forse oggi pomeriggio, al termine di un incontro con le banche creditrici, se Pasta Zara potrà ricominciare una nuova vita con il supporto di un investitore il cui spessore sia tale da tranquillizzare chi avanza complessivamente 240 milioni. Cioè la condizione necessaria per ottenere dal Tribunale di Treviso il via libera al piano di ristrutturazione per uscire dal concordato preventivo entro il termine ultimo del 7 dicembre. Sul tavolo del consiglio di amministrazione, ieri, l’esame delle quattro proposte, una delle quali, secondo i rumors, del gruppo spagnolo Ebro Foods, e altre tre da fondi d’investimento. Fra cui quella il torinese Due G Holding della famiglia Ginatta e il dossier, reso pubblico con un giorno d’anticipo sulla riunione del cda, firmato Finint-Pillarstone che mette sul tavolo 30 milioni con la garanzia di conservare stabilimenti e occupazione.
La corsia in un certo senso «privilegiata» di cui Finint potrebbe far tesoro, aggregandosi alla proposta sulla quale stava lavorando da alcuni mesi Pillarstone, fa leva sull’accordo già sottoscritto lo scorso luglio dallo stesso fondo britannico con Friulia Veneto Sviluppo, la Sgr ora interamente controllata da Veneto Sviluppo, per creare un fondo d’investimento chiuso da 200 milioni per rilanciare imprese del Nordest efficienti ma in crisi di capitali. Pillarstone, in sostanza, da un lato, con il supporto di Finint, potrebbe iniettare nuova finanza in Pasta Zara per rimettere a regime la produzione e intervenire poi con la finanziaria regionale per chiudere l’accordo con i creditori. E fra i creditori c’è soprattutto Sga che ha incamerato i crediti deteriorati delle ex popolari (fra cui, appunto, 70 milioni di Pasta Zara), in compagnia di un nutrito gruppo di banche. Che da quel che si capisce tendono a privilegiare soluzioni con partner industriali, con maggiori garanzie ad un rilancio in grado di restituire i prestiti; soluzione non vista, rispetto a soluzioni più orientate a manovre finanziarie di stralcio dei debiti.
Il gruppo della famiglia Bragagnolo, va poi ricordato, è legato a Finint anche dal minibond da 5 milioni, emesso tre anni fa, che potrebbe esser convertito in capitale. Intanto agli altri player a vario titolo connessi a Pasta Zara non rimane che stare alla finestra. «Non siamo stati coinvolti nell’elaborazione della proposta FinintPillarstone – sottolinea Pietro Del Fabbro, presiente di Friulia, socia al 10,34% – e ci limitiamo ad attendere». Chi mette a questo punto un paletto sono intanto i sindacati. Dopo aver incassato l’ennesimo no comment da Pasta Zara sugli sviluppi delle trattative con investitori, in un incontro a Roma lunedì e la ripetizione di una richiesta di tagli al costo del lavoro, al prossimo appuntamento, in agenda per il 22 ottobre, hanno dichiarato ieri di volersi presentare «solo se nell’occasione sarà presentato l’investitore ed un piano industriale credibile».