Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Lasagna, dalla periferia al paradiso « Si vedeva che era da Nazionale»
Il ricordo dei presidenti di Cerea a Este: Kevin, giocatore atipico
Governolese, Cerea, Este, Carpi, Udinese, Italia. Sei fermate sul treno di Kevin Lasagna, con destinazione paradiso. La telefonata che ti cambia la vita il bomber di provincia che sgomita, che lotta, che segna, che firma un contratto di cinque anni a Udine e che sale ancora un gradino nella sua incredibile carriera di calciatore, l’ha ricevuta da Roberto Mancini, ct della Nazionale: «Sei convocato».
L’attaccante di San Benedetto di Po ha faticato a crederci e pure a dormire nella notte dei sogni. Partito dalla bassa mantovana il suo destino, dopo essere cresciuto nelle giovanili del Chievo, è cambiato proprio nella nostra regione, a Cerea nella bassa veronese e a Este, nella bassa padovana: «Voleva smettere col calcio giocato — spiega l’ex direttore sportivo del Cerea Alberto Misturini — ma l’anno in cui lo acquistammo dalla Governolese la sua carriera svoltò. La prima parte del campionato fu problematica, faticava a segnare, era sfiduciato. Poi tutto cambiò. Esonerammo l’allenatore e con il cambio di guida tecnica lui si scatenò: sette gol nel girone di ritorno, ricordo la partita con il Real Vicenza in cui praticamente vinse da solo. Dopo quell’anno, io avrei scommesso ad occhi chiusi che sarebbe arrivato in Serie A. è un attaccante atipico, con caratteristiche particolari che lo rendono unico. Cristiano Giuntoli lo venne a veder più volte nell’anno in cui esplose a Este, poi chiuse l’affare con il presidente Doriano Fazion. 75mila euro, euro più, euro meno: poi c’erano alcuni bonus».
Cerea ed Este, l’asse del destino, quello arrivato proprio nella stagione 2013-2014, quella del trasferimento nel club guidato dal presidente Renzo Lucchiari: «Il merito della sua esplosione definitiva — sorride a distanza di anni — va a Gianluca Zattarin, che riuscì capirne il potenziale e a sfruttarne il valore. Fece 21 gol, quell’anno fummo a lungo primi in classifica e accarezzammo il sogno di essere promossi in Serie C. Ora che lo vedo con la maglia azzurra non posso che essere orgoglioso di lui. Era un ragazzo eccezionale ed umile, spero che rimanga così ancora a lungo, perché mi dispiace che non mi risponda più al telefono. Quando si trasferì al Carpi venne a trovarmi a Natale e mi portò la sua maglia autografata e mi ringraziò. L’ho sempre seguito e gli auguro il meglio, sperando che non perda mai quelle caratteristiche umane che lo hanno portato così in alto».
Lucchiari ricorda bene quella stagione: «Pensi che lo acquistammo in prestito dal Cerea — sorride il presidente — quando arrivò in pochi sapevano chi fosse. Poi iniziò a fare gol in tutti i modi e sugli spalti cominciarono ad arrivare gli osservatori. Giuntoli venne più volte, lui ci aveva visto più lungo degli altri. E guardate dov’è arrivato adesso, questo ragazzo...».