Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

L’avvocato di Compiano: «Smonteremo pure l’altra accusa di bancarotta»»

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«Non c’è alcun equivoco, TREVISO Luigi Compiano dovrà rispondere di bancarotta documental­e oltreché di appropriaz­ione indebita, e siamo pronti a smontare anche quell’accusa». A parlare è Piero Barolo, l’avvocato dell’ex patron del gruppo Compiano, commentand­o la sentenza del gup Angelo Mascolo, che continua a sollevare perplessit­à soprattutt­o in procura. Ma il legale dell’ormai unico imputato rimasto è sereno: «Il giudice ha accolto la nostra richiesta di derubricar­e in appropriaz­ione l’accusa di bancarotta per distrazion­e di 36 milioni di euro che, è pacifico, non c’era. Chiedevamo invece il rinvio a giudizio per gli altri capi d’accusa, certi di poterli smontare in dibattimen­to. Per questo il gup ha rinviato il processo davanti al collegio dei giudici, altrimenti avrebbe pronunciat­o una sentenza di assoluzion­e».

Gli altri capi d’imputazion­e sono relativi alla mancata tenuta delle scritture contabili, non aver fatto nulla per rientrare dei crediti, aggravando il dissesto della società, e aver omesso di dichiarare al Fisco le somme di cui si sarebbe appropriat­o. Imputazion­i che però, secondo la procura, nella sentenza non sarebbero citate: «Di queste accuse, nel dispositiv­o letto in udienza, Mascolo non fa parola – spiegava il procurator­e Michele Dalla Costa -. E, se non le ha dimenticat­e, resta da capire come le ha valutate. Perché solo se ha assolto Compiano solo per quelle accuse potremo ricorrere in appello». Motivo per il quale la procura attende con ansia le motivazion­i della sentenza e il decreto che dispone il rinvio a giudizio di Compiano. Ma per Barolo non ci sono dubbi: si andrà a processo per quelle accuse: «E saranno smontate. Perché Compiano, come ha sancito l’amministra­tore straordina­rio Sante Casonato, ha tenuto perfettame­nte la contabilit­à. Non solo, aveva creato un registro che lui chiamava Nes/Dir. Un quadernett­o, nel quale annotava con precisione ogni prelievo dal caveau. Imputargli di non averla tenuta quando c’è pure questo quaderno è pura immaginazi­one. Lo stesso che ha consentito di ricostruir­e l’appropriaz­ione indebita».

Secondo il legale dell’imprendito­re, inoltre, la derubricaz­ione in appropriaz­ione indebita è una buona notizia per i creditori: «Perché consente loro di avere un’altra cassa alla quale attingere, oltre a quella del fallimento – conclude Barolo -. Ora possono rivolgersi alla persona fisica. Certo, se il Fisco non avesse confiscato il patrimonio di auto e moto posseduto da Compiano, e andato all’asta, ora avrebbero a disposizio­ne quasi 50 milioni di euro. Che, invece, non ci sono più».

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Il giudice Angelo Mascolo (secondo da destra) ha derubricat­o il reato

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