Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Palomar punta alla Borsa, ma non in questo clima»
TREVISO «Abbiamo le carte in regola per una buona quotazione. Non nascondo di ragionare su un ingresso all’Aim per la prossima estate. Purché per allora non ci sia ancora il quadro politico di oggi». A dirlo è Walter Bertin, fondatore e amministratore delegato di Labomar di Istrana, azienda che ha fatto della produzione di integratori alimentari e cosmetici il suo core business e che festeggia oggi i vent’anni. Ricavi per 43 milioni di euro, il 5% reinvestito in ricerca e sviluppo, 200 addetti, un percorso di accelerazione appena chiuso con il Fondo italiano di investimento, la società vuole portare la quota export dal 20% al 50%. Potenziando e riorganizzando la rete commerciale: serve carburante finanziario. «Siamo liquidi e poco indebitati con le banche, che ci hanno sempre sostenuto – prosegue Bertin – ma una soluzione per alimentare la capitalizzazione la dobbiamo cercare. Un altro fondo? Preferirei di no. Certo, abbiamo acquisito una mentalità non più da azienda familiare. Con Kpmg abbiamo nel mirino acquisizioni per crescere». Fatale pensare al debutto sui mercati. «Ma devo star attento a non deprimere il moltiplicatore per le incertezze dello scenario italiano. Con la scarsa chiarezza politica e le elezioni in primavera – aggiunge l’ad – la situazione non è delle migliori per la Borsa».
Bertin è a Madrid, per il CPhl, la fiera farmaceutica con tremila espositori. Dove ha presentato un nuovo integratore: «Cerchiamo collaborazioni con player già consolidati nei vari continenti. Il prossimo mese tratteremo con una multinazionale in Malesia attraverso cui intendiamo distribuire nelle farmacie cinesi i nostri prodotti nutraceutici». la fattibilità politica ed economica di un progetto che punti a un progetto-pilota in Africa, per sviluppare moduli formativi per professionalizzante le persone». Chi lo farà? «Lo sappiamo già, ne parleremo a tempo debito».
Visto che di argomenti di ampio respiro si sta parlando, Banzato estende lo sguardo al clima nazionale, al «sentimento antindustriale» che attraversa ampi settori dell’opinione pubblica e dei quadranti politici e ai rigurgiti antieuropeisti in cui non mancano mai cenni ad ipotesi di uscita dal sistema dell’Euro. «Sarebbe semplicemente un disastro», sentenzia, così come sarebbe una retromarcia fatale quella di disimpegnare il governo italiano dal percorso di «Industria 4.0» intrapreso e sviluppato dai due precedenti esecutivi: «Il piano che deve proseguire, è uno strumento fondamentale per migliorare i prodotti e i processi anche del nostro settore».
Un plauso agli ultimi due ministri, oltre che a commissari, maestranze, sindacati ed all’investitore, ArcelorMittal, giunge da Banzato anche per il caso Ilva: «È finita nelle mani migliori, ha prevalso il buonsenso». Una riflessione, infine sui temi della sicurezza sul lavoro. Inevitabile, data anche la recente tragica esperienza di cui l’azienda di Banzato è stata teatro a maggio: «Ho proposto a tutti i colleghi di studiare la possibilità di uno specifico progetto in Federacciai. L’idea è di alimentare su base volontaria una banca dati dinamica con la casistica di incidenti e mancati incidenti e organizzare momenti di scambio di esperienze, confronto e formazione ».