Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Pasta Zara, l’offerta industriale vuole comprare il sito di Muggia
Quattro soluzioni: le tre finanziarie di Pillarstone-Finint, Jp Morgan e Cheyne
TREVISO Tre offerte finanziarie: a fianco di Pillarstone-Finint, quelle di Jp MorganOne33 e di Cheyne Capital. E poi un’offerta industriale, ancora coperta. Che ruota intorno all’acquisto dello stabilimento triestino di Muggia e poi su lavorazioni in comune. C’è qualche tassello in più che aiuta a capire il quadro delle proposte alternative in campo per risolvere la crisi di Pasta Zara, l’azienda trevigiana della pasta secca finita in concordato preventivo sotto il peso di 240 milioni di debiti del gruppo industriale, ai quali si aggiungono i 50 della holding della famiglia Bragagnolo, la Ffauf. Tempo per definire una soluzione ne è rimasto poco, visto che entro il 7 dicembre il Tribunale di Treviso attende il piano per chiudere il concordato in bianco.
E l’altro ieri i piani degli investitori fattisi avanti sono stati svelati nelle loro linee generali a Milano, nel vertice con i creditori, e poi in un secondo giro di tavolo limitato alle sole banche, tenutosi allo studio Chiomenti. Vertice in cui si è raggiunto un primo punto fermo, rispetto alla doppia partita sul debito, quella legata al gruppo industriale e quella dei prestiti di Bank of China della holding Ffauf, fatta rientrare in primavera in Italia dal Lussemburgo. Le due partite sono state unificate e anche i cinesi sono seduti al tavolo delle banche.
Da quel che poi filtra, è toccato all’advisor Deloitte presentare le quattro offerte sul tavolo. Sul fronte finanziario, alla proposta del fondo inglese Pillarstone a cui si è affiancata la Finint di Enrico Marchi, si sarebbero aggiunte quelle della banca americana Jp Morgan con One33, società d’investimento con base a Milano che si qualifica come operatore indipendente, con alle spalle investitori istituzionali internazionali, che si muove con l’obiettivo di cogliere opportunità su aziende con crediti deteriorati ma che si possono rilanciare, e l’altra del fondo inglese Cheyne Capital, che ha tra gli investitori fondi pensionistici, fondazioni e investitori istituzionali.
Da quanto filtra, le tre offerte si muoverebbero lungo schemi simili, che prevedono l’acquisizione al 100% di Pasta Zara con l’iniezione di 30 milioni di euro di nuova finanza e la restituzione nell’arco di cinque anni intorno al 40% che nel caso dell’offerta Pillarstone-Finint salirebbe al 44% di quanto vantato dai creditori chirografari.
E poi sul tavolo c’è la quarta offerta, di un operatore industriale. Si era fatto il nome degli spagnoli di Ebro Foods, mentre rumors insistenti parlavano di un interessamento di Barilla. L’identità però in questa fase non sarebbe stata svelata nemmeno ai creditori. I dettagli emersi sono ancora lacunosi. Ma l’offerta ruoterebbe intorno al pagamento immediato, all’omologa del concordato, di una quota del 33% ai creditori chirografari, simile alle valutazioni di mercato dei crediti deteriorati. E poi all’acquisizione del ramo d’azienda dello stabilimento triestino di Muggia, il gioiello tecnologico di Pasta Zara con 150 dipendenti, che sarebbe valutato intorno ai 120 milioni di euro. Per poi instaurare un rapporto di collaborazione con la Pasta Zara dotata dei due stabilimenti di Riese e Rovato, a cui verrebbe garantito il pagamento di commissioni su lavorazioni affidate, ad esempio sull’imballaggio della produzione, che permetterebbero di sostenere i margini dei due stabilimenti.