Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
S. Marco, acqua in basilica «Invecchiata di 20 anni»
VENEZIA La marea eccezionale ha allagato lunedì anche la Basilica di San Marco bagnando qualche decina di metri quadri del millenario pavimento a mosaico. Il Procuratore Carlo Alberto Tesserin: «In un solo giorno la Basilica è invecchiata di vent’anni». Il ministero manda l’unità di crisi. Turisti in fuga.
VENEZIA «Era stato promesso a noi Procuratori di San Marco, a Venezia e a tutta l’umanità che tali eventi non sarebbero più accaduti. A parte i costi connessi, per noi riparare i danni delle frequenti inondazioni sta diventando sempre più difficile e potrebbe diventare impossibile specie in uno scenario di cambiamenti climatici globali. Non si può aspettare oltre e la pazienza è finita». La Procuratoria di San Marco, con il primo procuratore Carlo Alberto Tesserin e Pierpaolo Campostrini, lancia l’allarme per la Basilica, che lunedì è rimasta sommersa per ben 16 ore dall’acqua salmastra. E chiede al governo con urgenza di mettere in funzione il Mose, unica via al momento per salvare il patrimonio artistico della chiesa più importante della città.
Ogni giorno migliaia di persone da tutto il mondo vengono ad ammirare la chiesa d’oro e i preziosi mosaici del XII secolo che brillano sotto i raggi del sole che entrano dalle vetrate. «In un solo giorno la Basilica di San Marco è invecchiata di vent’anni o forse di più», denunciano Tesserin e Campostrini. Sedici ore «a mollo» sono state un dramma per i pavimenti in marmo, per le colonne e per gli affreschi di pareti e soffitti. Lunedì per la quinta volta nella storia l’alta marea è entrata nel corpo centrale della cattedrale, ha invaso l’area di fronte all’altare della Madonna Nicopeia, il Battistero, la Cappella Zen. È arrivata a ricoprire per quasi 90 centimetri il pavimento mosaicato del Nartece, noto per essere il punto più basso della città con i suoi 67 centimetri sul livello del mare, ha bagnato i portoni in bronzo bizantini, marmi e colonne. «Dietro i preziosi marmi la chiesa ha una struttura in mattoni che imbevuti di acqua salmastra si ammalorano anche fino a un’altezza di diversi metri mettendo a rischio la tenuta dei mosaici che adornano le volte», spiega Tesserin.
L’acqua salata può raggiungere i 15 metri in altezza e provoca rigonfiamenti che fanno staccare i mosaici ed è necessario ricorrere a interventi urgenti. In basilica c’è un cantiere continuo, una lotta contro il tempo per restaurare quanto la salsedine distrugge. Vi lavorano venti restauratori, tra cui dieci mosaicisti, tutto l’anno aprendo un cantiere dietro l’altro. Con 8.510 metri quadrati di mosaici il lavoro non è mai finito. Ogni anno se ne vanno 5 milioni di euro tra restauri e manutenzioni. È appena stato concluso l’intervento ai mosaici della Cappella della Genesi, ora si lavora per smontare le colonne alla sinistra della porta principale per ripulire la salsedine. La Procuratoria ha già messo all’asciutto la Cripta e sta ultimando, grazie al Provveditorato alle Opere Pubbliche che ha investito quasi due milioni di euro, i lavori per impermeabilizzare il Nartece (l’atrio della chiesa) fino a una marea di 85 centimetri: un intervento con cui sono state installate delle piccole paratoie nei cunicoli (i cosiddetti «gatoli», che servono per scaricare l’acqua verso la laguna) in modo da impedire la risalita della marea, preservando così i preziosi mosaici dallo stillicidio di allagamenti anche a quote basse e tagliandoli, nella media annuale, da 900 a 250 ore. Sono poi in corso di progettazione, affidati alle società Thetis e Kostruttiva, anche i lavori per mettere all’asciutto Piazza San Marco fino a 110 centimetri. In questo caso, con una spesa di circa 20 milioni, si punta a inserire una sorta di guaina per evitare la
Carlo Alberto Tesserin Era stato promesso che non sarebbe accaduto mai più. Sta diventando impossibile riparare i danni provocati dalle inondazioni
Monsignor Senno Abbiamo sciacquato i pavimenti con l’acqua dolce ma il grosso della pulizia si potrà fare solo quando l’acqua alta si sarà fermata
risalita dell’acqua dai tombini, che fa si che la piazza si allaghi anche sotto quella quota 110 che è prevista per la chiusura del Mose ed è l’altezza del molo che dà sul Bacino di San Marco, sotto le due colonne. «Il progetto preliminare, che prevede tre ipotesi di lavoro, è stato consegnato alla Soprintendenza per le opportune valutazioni», dice il provveditore Roberto Linetti.
L’acqua alta di lunedì ha provocato uno sbriciolamento dei basamenti della Porta di San Clemente, oltre alla sporcizia. «Abbiamo sciacquato i pavimenti con l’acqua dolce, ma il grosso della pulizia lo faremo nei prossimi giorni appena l’ acqua alta si sarà fermata», commenta il delegato patriarcale alla Basilica monsignor Antonio Senno. L’acqua è entrata anche nel palazzo patriarcale. Il Ministero dei Beni Culturali ha risposto subito all’appello della Procuratoria, appoggiato anche dall’Associazione Piazza San Marco: una squadra di esperti nei prossimi giorni valuterà i danni dell’alluvione. L’annuncio è del prefetto Fabio Carapezza Guttuso a capo della nuova Unità per la sicurezza del patrimonio culturale istituita dal ministro Alberto Bonisoli.