Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Il rumore dei fiumi, la pioggia in casa tutto cambia quando sei al buio
Dall’Ampezzo al Cadore, la notte di paura e il risveglio amaro
Chissà che rumore ha fatto il tetto del fienile di Maurizio Gaspari quando il vento se l’è portato via nella sera buia, scaraventandolo sul prato di fronte e uccidendo un cavallo, mentre la pioggia scrosciava.
Quassù, a Lacedel, nel punto forse più panoramico di tutto l’abitato di Cortina, dove i turisti vengono a svernare nelle ville contornate dai pini mughi comprate a migliaia di Euro al metro quadro, la sera di lunedì è la peggiore. Come un po’ in tutta la montagna veneta. Lo scirocco soffia fortissimo, mentre le temperature restano surrealmente alte, in Ampezzo come in Cadore, come in Comelico come nell’Agordino. Alle sei e mezza del pomeriggio manca la luce:
Il sindaco di Calalzo Siamo senz’acqua, abbiamo problemi seri anche al nostro acquedotto
in quel momento più di 110 mila utenti, mezza provincia di Belluno, restano contemporaneamente senza energia elettrica. Il momento peggiore del nubifragio comincia allora, e dura circa tre ore. «Restate in casa, vi prego», avverte su Facebook Roberto Padrin, presidente della provincia. Nelle abitazioni buie per il blackout il vento ulula paurosamente attraverso le grondaie, scuote gli scuri di casa che pure sono tappati, mentre l’acqua penetra lo stesso, attraverso i condotti e le ventole, attraverso le fessure e le intercapedini, come se fuori piovesse in orizzontale. I torrenti sono al massimo: il Boite rumoreggia in tutta la valle, da Vodo a Borca, da Peaio a Perarolo, il suono delle acque è nitido, spaventoso, «molto forte, incredibilmente vicino», verrebbe da dire rubando un titolo a Safran Foer. «Non ho mai avuto così tanta paura in vita mia», dice Fanny, che abita a San Vito.
Nella frazione di Alverà, a Cortina, ci si era preparati al nubifragio come a una guerra, nei giorni scorsi: venerdì, viste le previsioni, gli abitanti delle abitazioni che sorgono accanto al Bigontina avevano messo davanti alla porta d’ingresso delle paratie fatte in casa: assi di legno, travi, qualsiasi cosa pur di evitare che l’acqua tornasse a invadere gli appartamenti, come aveva fatto ad agosto dell’anno scorso. E guerra è stata, ma per fortuna si è fermata qualche metro più in là: le ruspe lunedì lavorano incessanti nel greto del torrente, continuano a dragare e a scavare, per evitare che il livello raggiunga la sede stradale. Le segue a poca distanza il sindaco di Cortina Gianpietro Ghedina, che nel momento più difficile incrocia le dita: pochi centimetri e il torrente esonderà, per una seconda volta. Ma alle 22 la pioggia si ferma un attimo, ed è come una tregua. Intanto, dall’Alto Adige arrivano notizie simili: «esodata la Drava a San Candido», scrive qualcuno, perdendo per strada una N (la Fornero ringrazia). Si viene a sapere dei primi alberi caduti. La notte passa così, al buio. Martedì la provincia si sveglia sotto l’ennesima pioggerellina, e comincia una mesta conta dei danni. «E’ un incubo», scrive l’onorevole e sindaco di Calalzo Luca De Carlo, «siamo senz’acqua, abbiamo problemi seri all’acquedotto, abbiamo evacuato una ventina di persone, sulla strada che va a Rizzios saranno cadute una cinquantina di piante. Per tutta la notte si è lavorato per aprire un varco. Sì, tutta la notte per un varco!». Anche in centro Cadore i tetti volati via sono tanti, e così gli alberi sradicati, mentre le frane hanno interrotto strade piccole e grandi: chiusa la Statale 48 al Passo Tre Croci, chiusa anche da Cortina verso il Passo Falzarego. Mentre l’arteria della provincia, la Statale 51 di Alemagna, già interrotta da una frana tra Ospitale e Carbonin, è rimasta chiusa all’altezza di Castellavazzo per buona parte di martedì, lasciando la valle d’Ampezzo isolata. Poi, nel pomeriggio, viene riaperta a senso alternato. Il dato saliente di questo dramma è la sua dimensione vasta, generalizzata: in tutta la valle agordina le stesse scene del Cadore, i corsi d’acqua invadono strade e case, la corrente elettrica manca un po’ ovunque. Complici i social, le
Lo scrittore Il globo che si riscalda porta un clima molto più umido del passato con piogge di violenza inconsueta
persone alle autorità chiedono di tutto. «Posso bere l’acqua?», domandano su Facebook a Roberto Padrin. «Dal mio rubinetto esce nera, non la do da bere neanche al gatto», scrive Loris, della Zona Mas di Sedico. «Sento fortissimo il rumore del fiume, ho paura, esco o resto in casa?» chiede un utente di Taibon ai compaesani. E alle 19 di martedì 74mila utenti, più di un terzo della provincia, sono ancora nelle tenebre. «Dobbiamo renderci conto che il riscaldamento globale ci sta portando un clima infinitamente più umido e tiepido del passato, con precipitazioni di una violenza inconsueta», aveva avvertito l’anno scorso a Cortina lo scrittore Paolo Cognetti. «Non abbiamo più tempo», ragiona il meteorologo Luca Mercalli, che nei prossimi mesi verrà quassù, sempre a Cortina, a parlare di un clima che prende i tratti sinistri e imprevedibili delle montagne di tutt’altre latitudini. Dopo questa specie di monsone, viene in mente solo l’Himalaya.