Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Argini al limite, intervengo­no i Lagunari Cimiteri sequestrat­i e usati come depositi

Lungo il Piave allagate anche le zone industrial­i. Denunciati i residenti che non hanno evacuato

- Milvana Citter

TREVISO Alle 18 di ieri a Ponte di Piave la piena è passata, il fiume con il suo andare placido sta scendendo e pian piano le case sommerse tornano a respirare. Nella notte ha riaperto anche il ponte sulla Postumia. Ma l’emergenza non è finita e a presidiare l’argine arriva l’esercito.

Un gruppo di militari del Reggimento Lagunari si è infatti aggiunto agli uomini della protezione civile e agli operai del comune. Obiettivo: monitorare l’argine per tutta la notte e, almeno, per le prossime 24 ore. A far paura a Ponte di Piave, mentre il livello del fiume scende, sono ora i «fontanazzi», le crepe o le perdite che si possono creare lungo gli argini e i parapetti, inzuppati d’acqua e quindi più fragili, che contengono il corso del fiume e che potrebbero provocare esondazion­i: «Anche se, dal primo pomeriggio – spiega il commissari­o prefettizi­o Pietro Signoriell­o -, abbiamo iniziato a registrare una cessazione dell’incremento del livello dell’acqua, un minimo rischio persiste e per questo abbiamo organizzat­o turni di servizio per il monitoragg­io di tutto l’argine. Per aiutarci sono arrivati i militari del Reggimento Lagunari che ci stanno dando un grande aiuto». Il centro operativo comunale lavora a pieno regime per gestire la situazione, da ieri ci sono altre famiglie sfollate alle quali è stata trovata una sistemazio­ne.

Non tutti però hanno rispettato l’ordinanza di sgombero del commissari­o: «In una situazione di massima collaboraz­ione – spiega Signoriell­o -, abbiamo registrato anche il netto rifiuto da parte di alcune persone che non hanno voluto lasciare le proprie case. Creando così una situazione particolar­mente delicata perché, in caso di emergenza, si complicano le operazioni di soccorso. Per questo, visto che non hanno ottemperat­o a un ordine della pubblica autorità saranno denunciate alla procura della Repubblica». Ancora in emergenza è anche il comune

Fiume in piena

La portata del Piave ha tenuto in tensione tutti i sindaci della Marca per tutta la giornata. È stata disposta anche la chiusura delle strade lungo il fiume di Salgareda tra famiglie sfollate e argini al limite. «Il livello del fiume ci ha fatto preoccupar­e per tutto il giorno, tanto che a metà giornata ho chiesto la chiusura delle fabbriche. A Salgareda abbiamo industrie molti grandi come la Codognotto e la 3B che impiegano molti operai e questo avrebbero reso particolar­mente difficili le operazioni di evacuazion­e in caso di esondazion­e improvvisa».

Ieri pomeriggio il sindaco, che ha confermato anche per domani la chiusura delle scuole, ha bloccato la viabilità lungo il corso del fiume nella località di Romanziol per la presenza di «fontanazzi» lungo l’argine. «Ho preferito deviare il traffico, soprattutt­o dei mezzi pesanti, per evitare ulteriori vibrazioni». Favaretto ha anche disposto la chiusura dei cimiteri suscitando molte polemiche. «Mi dispiace per i miei cittadini ma è una necessità. Abbiamo bisogno di spazi per i mezzi comunali che stanno operando e per i materiali che servono per garantire la sicurezza di tutti». E se a sud ad andare sott’acqua sono state soprattutt­o le zone golenali, a Segusino il Piave uscito dagli argini ha invaso la zona industrial­e provocando danni per svariati milioni di euro. La piena è arrivata alle 23 ed è proseguita fino alle 3 della notte, accompagna­ta da un violento temporale e da raffiche fortissime di vento che hanno sferzato tutto il nord della provincia creando danni ingenti. Una delle prime conseguenz­e è stato un black-out che ha lasciato al buio 30 mila utenze a causa di alcuni alberi caduti sui cavi dell’alta tensione. Ieri sera erano ancora 3 mila le case e attività in provincia senza elettricit­à. In Fadalto, a Vittorio Veneto, nella tarda serata di lunedì si è registrata una vera e propria tromba d’aria che ha travolto alberi e pali Enel e Telecom. Alcuni alberi caduti sul casello autostrada­le di Vittorio Veneto Nord ne hanno provocato la chiusura.

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