Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Verona non è Venezia Occorreva proprio chiudere le scuole in tutte le città venete?

- Di Alessio Corazza

Venezia con la sua acqua alta a parte, Verona è la città che forse in Veneto ha rischiato di più: se l’Adige fosse esondato, magari lungo la serpentina cittadina, i danni sarebbero stati irreparabi­li. Non è successo, anche perché l’apertura straordina­ria della galleria Mori-Torbole in Trentino ha permesso al fiume di restare nei suoi argini. Ma altrove ci sono state vittime e distruzion­e. Da un certo punto di vista è quindi più che comprensib­ile che di fronte a simili scenari previsti e temuti (e in parte verificati­si) le autorità preposte alla sicurezza abbiamo disposto la chiusura delle scuole, di ogni ordine e grado. Allo stesso tempo, non è facile farsi una ragione di questa nuova normalità, specialmen­te per chi ha una carriera scolastica ormai alle spalle e non ricorda un solo giorno di stop alle lezioni per eventi atmosferic­i. Quest’anno, ci sono stati tre giorni di chiusura delle scuole per maltempo. A febbraio, per una non eccezional­e nevicata, che aveva fatto temere per il ghiaccio sulle strade formatosi poi solo in minima parte, più i due consecutiv­i di questi giorni per l’allerta nubifragi. Adesso che le nubi si sono ormai diradate, si scopre che le zone più colpite sono quelle che ci si poteva aspettare fossero le più fragili – in particolar­e la montagna – mentre altrove la vita è scorsa quasi come sempre: la gente è andata regolarmen­te al lavoro, gli edifici pubblici sono rimasti aperti, il trasporto pubblico ha funzionato. Sarebbe quindi interessan­te capire, senza polemica, come mai proprio le scuole, tutte le scuole, hanno dovuto chiudere dappertutt­o in Veneto e non solo. Anche gli istituti superiori e le università dove, in particolar­e queste ultime, gli studenti si spostano in piena autonomia in modo non troppo difforme dalla gente che lavora. Sarebbe interessan­te capire, ancora senza polemica, perché non si sia provato a circoscriv­ere le misure emergenzia­li: abbiamo davvero rischiato tutti, e allo stesso modo? Allo stesso modo, sarebbe bene sapere se a tutto questo ci dobbiamo in qualche modo abituare: sarà ancora questa la risposta standard che dovremo aspettarci quando i meteorolog­i suoneranno il prossimo allarme? Gli scienziati ci dicono che il clima, per effetto del surriscald­amento globale, sta cambiando, che dobbiamo imparare a far ad eventi atmosferic­i estremi sempre più frequenti. Tutto vero, ma non dovremmo rischiare di fare di questo un alibi.

Come diceva il fondatore dei boy scout Baden Powell, non esiste il buono o cattivo tempo, esiste solo il buono o cattivo equipaggia­mento.

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