Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Verona non è Venezia Occorreva proprio chiudere le scuole in tutte le città venete?
Venezia con la sua acqua alta a parte, Verona è la città che forse in Veneto ha rischiato di più: se l’Adige fosse esondato, magari lungo la serpentina cittadina, i danni sarebbero stati irreparabili. Non è successo, anche perché l’apertura straordinaria della galleria Mori-Torbole in Trentino ha permesso al fiume di restare nei suoi argini. Ma altrove ci sono state vittime e distruzione. Da un certo punto di vista è quindi più che comprensibile che di fronte a simili scenari previsti e temuti (e in parte verificatisi) le autorità preposte alla sicurezza abbiamo disposto la chiusura delle scuole, di ogni ordine e grado. Allo stesso tempo, non è facile farsi una ragione di questa nuova normalità, specialmente per chi ha una carriera scolastica ormai alle spalle e non ricorda un solo giorno di stop alle lezioni per eventi atmosferici. Quest’anno, ci sono stati tre giorni di chiusura delle scuole per maltempo. A febbraio, per una non eccezionale nevicata, che aveva fatto temere per il ghiaccio sulle strade formatosi poi solo in minima parte, più i due consecutivi di questi giorni per l’allerta nubifragi. Adesso che le nubi si sono ormai diradate, si scopre che le zone più colpite sono quelle che ci si poteva aspettare fossero le più fragili – in particolare la montagna – mentre altrove la vita è scorsa quasi come sempre: la gente è andata regolarmente al lavoro, gli edifici pubblici sono rimasti aperti, il trasporto pubblico ha funzionato. Sarebbe quindi interessante capire, senza polemica, come mai proprio le scuole, tutte le scuole, hanno dovuto chiudere dappertutto in Veneto e non solo. Anche gli istituti superiori e le università dove, in particolare queste ultime, gli studenti si spostano in piena autonomia in modo non troppo difforme dalla gente che lavora. Sarebbe interessante capire, ancora senza polemica, perché non si sia provato a circoscrivere le misure emergenziali: abbiamo davvero rischiato tutti, e allo stesso modo? Allo stesso modo, sarebbe bene sapere se a tutto questo ci dobbiamo in qualche modo abituare: sarà ancora questa la risposta standard che dovremo aspettarci quando i meteorologi suoneranno il prossimo allarme? Gli scienziati ci dicono che il clima, per effetto del surriscaldamento globale, sta cambiando, che dobbiamo imparare a far ad eventi atmosferici estremi sempre più frequenti. Tutto vero, ma non dovremmo rischiare di fare di questo un alibi.
Come diceva il fondatore dei boy scout Baden Powell, non esiste il buono o cattivo tempo, esiste solo il buono o cattivo equipaggiamento.