Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Meno imprese, ma più investimen­ti Cresce il numero di aziende agricole

Commercio ed edilizia ancora in crisi. Pozza: «Incertezza, ma territorio attrattivo»

- Gianni Favero

TREVISO Il numero delle imprese in provincia di Treviso scende ma nel frattempo aumentano le filiali di società con sede legale altrove e questo, per il presidente della Camera di Commercio TrevisoBel­luno, Mario Pozza, è un bicchiere mezzo pieno.

Ne ha parlato ieri, commentand­o i dati di Infocamere aggiornati al 30 settembre ed elaborati a livello provincial­e, dal centro studi della Cciaa. Nella Marca, in sostanza , alla chiusura del terzo trimestre la differenza fra le imprese nuove e quelle che hanno cessato l’attività è negativa per 204 unità (da 79.909 di unn anno fa alle 79.705 di oggi, con una flessione ben più marcata del -115 registrato dodici mesi prima), ma le filiali dipendenti di altre sigle crescono e toccano quota 17.728, cioè 236 più che al 30 settembre 2017. E questo, sostiene Pozza, è un «segno di attrattivi­tà del nostro territorio, nonostante le crescenti incertezze di scenario all’orizzonte».

Il riferiment­o è, per citare gli esempi più frequenti, ad aziende a capo di una filiera che scelgono di aggregare piccoli fornitori operativi nel trevigiano e dunque di trasformar­e quelle ditte in proprie filiali. Oppure, per citare l’espression­e più macroscopi­ca, le insegne dell’alimentare, molto spesso estere, che estendono la rete aprendo sedi nella nostra provincia.

Rispetto alla tendenza generale, il leader dell’ente camerale invita comunque a tener presente come spesso simili statistich­e possano essere condiziona­te da semplici «concomitan­ze amministra­tive» e che i mutamenti delle linee di tendenza sono processi lenti. «Le trasformaz­ioni del tessuto imprendito­riale sono lunghe – ricorda – non cambiano direzione da un trimestre all’altro». Naturalmen­te l’andamento della demografia delle imprese varia da un settore all’altro. Gli ambiti in cui le nuove realtà superano quelle che hanno nel frattempo chiuso i battenti nel trevigiano sono soprattutt­o quelli dell’agricoltur­a e dei servizi, sia alle imprese sia alle persone, e in quest’ultimo segmento spiccano in particolar­e le attività di noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto sia alle unità produttive sia agli uffici profession­ali, scientific­i e tecnici. Buono anche l’allargamen­to della platea delle imprese dell’alloggio e della ristorazio­ne, diventate più numerose di 23 unità in un anno. Altra musica, invece, per la manifattur­a. Il comparto si contrae su base annua di 78 imprese, e, all’interno del perimetro, continuano le emorragie di sigle del legno arredo (-65 sedi in un anno), del sistema moda (-16) e dell’alimentare e bevande (-11). A perdere pesantemen­te è ancora il sistema delle costruzion­i (-182), benché con un ripiegamen­to meno profondo di quello rilevato il 30 settembre 2017. Non sorprende poi la flessione del commercio, che lascia sul campo 274 negozi, e soprattutt­o i punti vendita al dettaglio (-171). Uno sguardo al mondo artigiano, che rappresent­a il 28,7% delle imprese trevigiane attive, conferma la tendenza alla diminuzion­e in atto ormai da più anni. Le aziende contate all’inizio dell’autunno sono 22.904, cioè 202 in meno, ancora una volta con le perdite più vistose nelle costruzion­i (-145) e con le consuete sofferenze del legno arredo (-42). Positive, invece, le variazioni annue delle sedi artigiane nell’agricoltur­a (+15), nei servizi alle persone (+36) e nei servizi alle imprese (+7), comparto quest’ultimo penalizzat­o dalla contrazion­e del settore dei trasporti e magazzinag­gio (-39 sedi).

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ProseccoIl prosecco è uno dei settori in crescita

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