Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Al profugo pakistano l’ultimo permesso per motivi umanitari
che non gliela facesse più vedere.
Ora non dovrà più temere: il Tribunale dei Minori ha definitivamente tolto all’uomo la responsabilità genitoriale, il marocchino (la cui identità non viene svelata per tutelare la bimba, ndr) non potrà più avere alcun contatto con la piccola. L’iter per arrivare fino a questo provvedimento definitivo è stato relativamente breve data la pericolosità dell’uomo. Tutto era partito da quella che ormai è la sua ex moglie. Era stata lei a mettere la Digos di Padova sulla strada giusta, denunciando alla polizia l’atteggiamento sempre più rigido del marito.
Nel decreto che toglie definitivamente la patria potestà al marocchino è descritto il calvario della donna, e anche della piccola di 4 anni che inconsapevolmente aveva subito forti pressioni da parte del padre. Scrivono i giudici: «Dopo che la bambina trascorre VENEZIA Sebbene il caso non trovi «una corrispondenza in fattispecie astratte previste dalla normativa», il permesso di soggiorno per motivi umanitari «va riconosciuto al ricorrente atteso che si è in presenza di una situazione di tutela connessa alla necessità di adeguare la disciplina alle previsioni costituzionali o internazionali rilevanti in materia di diritti dell’uomo».
La sentenza del tribunale di Venezia è del 17 settembre, una manciata di giorni prima che il consiglio del Ministri approvasse il decreto Salvini in materia di sicurezza e immigrazione. A ottenere il diritto alla protezione è stato un pakistano di 36 anni, che vive nel Veneziano. Ed è uno degli ultimi profughi
presenti nella nostra regione a vedersi riconosciuto da un giudice il permesso di soggiorno per motivi umanitari, visto che le nuove norme di fatto cancellano questo tipo di protezione.
L’uomo - difeso dall’avvocato Chiara Pernechele - in prima istanza si era visto respingere la richiesta dalla commissione di Padova. Sosteneva di essere fuggito dal Pakistan perché «la ex moglie e i suoi fratelli vogliono ucciderlo per prendere il terreno e incassare la polizza assicurativa». Una storia che però non ha convinto neppure il giudice di Venezia, in quanto incentrata su «questioni familiari peraltro simili e stereotipati a racconti di altri soggetti provenienti dallo stesso Paese». Per questo, secondo il magistrato non ci sono i presupposti «per affermare la sussistenza di un concreto rischio di subire un grave danno» qualora tornasse in patria. Eppure «pur non essendo attendibile la narrazione fatta, il richiedente ha dimostrato di essersi inserito e integrato nel mondo del lavoro». E anche per questo motivo il tribunale gli ha riconosciuto il diritto al permesso di soggiorno. L’ultimo concesso in Veneto per motivi umanitari.
La norma Il decreto sicurezza cancella la protezione umanitaria