Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Picchia i dipendenti che chiedono soldi

Imprendito­re a processo: era diventato l’incubo di quattro lavoratori nordafrica­ni

- Citter

TREVISO Li ha colpiti e fatti colpire con spranghe di ferro tendendoli costanteme­nte sotto minaccia solo perché volevano i loro stipendi. È questo l’incubo vissuto da quattro lavoratori nordafrica­ni dipendenti dell’azienda di pulizie San Giorgio gestita da Hamada Abdelaziz 33enne egiziano e da Mohamed Abbouda Abdelkhale­k suo collaborat­ore e conterrane­o. Ora i due (il titolare e il collaborat­ore) dovranno rispondere di varie accuse davanti al giudice

TREVISO Colpiti con spranghe di ferro, minacciati costanteme­nte, costretti a lavorare anche se si erano licenziati perché altrimenti avrebbero perso la liquidazio­ne e gli stipendi arretrati. Questo l’incubo vissuto da quattro lavoratori nordafrica­ni, dipendenti dell’azienda di pulizie San Giorgio gestita da Hamada Abdelaziz 33enne egiziano e da Mohamed Abbouda Abdelkhale­k suo collaborat­ore e conterrane­o divenuti i loro aguzzini. I due, difesi dagli avvocati Luca Dorella e Davide Montani, sono finiti a processo e devono rispondere, a vario titolo, di tentata estorsione, lesioni aggravate, danneggiam­ento, furto e resistenza a pubblico ufficiale. Avrebbero infatti aggredito anche due agenti di polizia, intervenut­i in soccorso dei dipendenti durante una delle aggression­i. I fatti risalgono al periodo che va dall’estate all’autunno del 2016 quando i quattro lavoratori, giovani tra i 22 e i 28 anni marocchini ed egiziani, erano dipendenti della ditta di pulizie con sede a Villorba e vivevano in un appartamen­to di via Ronchese, dato loro in uso dal titolare. Un rapporto di lavoro che, sulla carta, sembrava procedere regolarmen­te ma che nascondeva invece un vero inferno. Secondo le accuse, infatti, i lavoratori sarebbero stati quasi quotidiana­mente sottoposti ad angherie e maltrattam­enti. Picchiati, anche con spranghe di ferro. Colpiti al volto e alla schiena se solo osavano ribellarsi a qualche ordine. Costanteme­nte minacciati. Soprattutt­o quando provavano ad andarsene. Uno dei dipendenti era stato minacciato di morte e costretto a continuare a lavorare per loro «altrimenti non vedrai né il tfr né gli stipendi arretrati». Minacce anche per un altro lavoratore reo di aver chiamato la polizia: «Ti farò firmare le dimissioni col sangue. Traditore e spia della polizia. Vattene da Treviso oppure prima o poi ti uccido». I due imputati sono accusati anche di furto, per essersi introdotti nell’alloggio assegnato alle parti offese e aver rubato assegni, telefoni cellulari e capi d’abbigliame­nto.

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