Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
La vicenda
tratta di sacrifici (il ritocco non può che essere al ribasso) che non dovrebbero avere tuttavia alcuna ricaduta sui circa 20 dipendenti diretti della Fondazione. «Nessun esubero – garantisce Garofalo – al massimo una verifica per vedere se la corrispondenza tra lavoratori e posto che occupano sia la migliore».
Altro tema è quello degli addetti delle società strumentali, soprattutto di Teatri e Università, oggi raccolti in un’unica Srl. In prospettiva le attività teatrali potrebbero diventare il core business di un soggetto nuovo, partecipato da Fondazione, Comune di Treviso e forse attori privati. Il destino delle maestranze del quartiere universitario, infine, dipenderà da eventuali nuove intese con Ca’ Foscari e con il Bo, fermo restando che Cassamarca sembra avere tutta l’intenzione di potenziare il polo.
Se tutto andrà come sperato, addirittura, il presidente conta di poter «chiedere a Unicredit il sostegno per ulteriori progetti di crescita». Ma non è il momento idoneo per mettere il carro davanti ai buoi. L’imperativo è onorare il debito e l’unica via sta nella cessione degli immobili, cominciando con il chiudere la partita con la Camera di Commercio di TrevisoBelluno e cioè trovare un punto d’incontro per la compravendita degli uffici dell’ex Appiani a essa riservati. E’ un contratto che potrebbe valere fra i 25 e i 30 milioni, fosse firmato nei prossimi mesi ci sarebbe un altro anno abbondante per trovare gli altri 50 da trasferire a Unicredit entro il 2020. E per vendere qualcos’altro la formula sulla quale Garofalo conta è quella della massima pubblicità. Bisogna trovare «interlocutori adeguati alla situazione. I nostri non sono immobili da vendere facilmente e c’è bisogno di serietà e trasparenza assolute».
Per la gestione della finanza ordinaria, infine, il presidente si riserva di decidere se affidarla a una commissione interna, come avvenuto finora, o a un soggetto terzo, adeguatamente sorvegliato da un advisor.