Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Incendi dolosi alla ex Chiari e Forti Cinque ragazzini finiscono nei guai L’avrebbero fatto per combattere la noia, il più giovane ha appena tredici anni
SILEA La noia e la voglia di trasgredire, che durante i lunghi pomeriggi passati a bighellonare in giro per il paese, li avrebbe spinti per ben due volte, alla fine dell’ottobre scorso, a varcare i cancelli dell’area ex Chiari e Forti e appiccare incendi. Senza un motivo preciso. Senza uno scopo che non fosse quello di «vedere l’effetto che fa».
Una bravata che ora costerà cara a cinque ragazzini, che hanno dai 13 ai 17 anni, denunciati dai carabinieri di Treviso con l’accusa di incendio doloso e invasione di terreni privati. Teatro dei loro raid l’ormai abbandonato e decadente ex complesso industriale che un tempo ospitava la Chiari & Forti, destinato a essere riqualificato ma poi finito senza fortuna all’asta.
Oggi del passato glorioso del centro produttivo di Silea, è rimasta solo l’ombra che si staglia sugli edifici abbandonati e danneggiati dal tempo. Ancora evidenti sul Molino Toso, l’edificio dei primi del Novecento definito il piccolo Stucky di Silea, i resti dell’incendio che lo devastò nel 2015. Un rogo che si sospettò doloso, sul quale indagò la procura di Treviso senza arrivare però mai a una conclusione.
I danni, troppo estesi non avevano consentito di accertare nemmeno se il rogo fosse stato appiccato da qualcuno o fosse il prodotto di qualche sfortunata combinazione di eventi. In questo scenario, di desolazione e abbandono, avrebbe così trovato sfogo la noia di un gruppetto di adolescenti che, il 26 ottobre scorso, si sono introdotti nell’area di via Macello, in uno dei locali che ospitava l’archivio dell’azienda.
Una volta entrati nella struttura hanno dato fuoco a due faldoni di vecchi documenti e a un cumulo di immondizia e bottiglie di plastica. In quell’occasione erano in tre, e appena hanno visto le fiamme divampare sono fuggiti, ridendo. Probabilmente fieri di quel che avevano fatto. Non si sono però resi conto, di essere stati visti da un passante che li ha immortalati facendo una fotografia con il suo telefono cellulare subito dopo aver dato l’allarme. Sul posto erano arrivati i vigili del fuoco che, in poco tempo, erano riusciti a domare il principio d’incendio limitando i danni. Nel frattempo le immagini dei ragazzini finivano al vaglio dei carabinieri. La vicenda non finisce qui, però. I tre, questa volta insieme ad altri due amici, hanno pensato bene di tornare ancora nel fabbricato ignari delle fotografie in mano ai carabinieri. Lo hanno fatto il 30 ottobre, quattro giorni dopo. E ancora una volta, hanno incendiato vecchi documenti e immondizia scappando subito dopo. A dare l’allarme questa volta alcuni residenti nella zona che hanno visto il fumo. Grazie alle fotografie scattate dal testimone, confrontate con le immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona, i carabinieri di Treviso guidati dal maggiore Stefano Mazzanti, sono riusciti identificare i cinque ragazzini, studenti residenti in paese. Per loro è scattata una denuncia alla procura dei minori di Venezia. Ora dovranno rispondere, a vario titolo, di incendio doloso e invasione di terreni privati. Quando gli è stato notificato il provvedimento, hanno ascoltato in silenzio. Senza nemmeno provare a giustificarsi per quella bravata, dettata dalla noia.