Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Costituirs­i parte civile contro Erostrato Cesio e Santa Giustina ora ci pensano

Consulto sindaci-avvocati. Violenza zio-nipote, vittima in aula

- Davide Piol

BELLUNO Caso Erostrato: le parti offese si preparano al processo. Siamo ancora nella fase preliminar­e, ma i fatti contestati a Nemesio e Samuele Aquini, padre e figlio di origine veneziana e residenti a Cesiomaggi­ore, sono tanti. Per la Procura i colpevoli sono loro e martedì è stato chiesto il rinvio a giudizio.

Il padre scriveva le lettere, il figlio utilizzava la bomboletta spray sui muri. Almeno otto i luoghi «offesi» dalle gesta di Erostrato cominciate il 13 luglio 2017 e finite il 22 gennaio scorso: la chiesa di Calliol, i magazzini comunali, il cimitero, la chiesa di Sant’Agapito, un deposito attrezzi e una legnaia in via Morzanch e le scuole elementari «Principe di Piemonte».

«Sto valutando col mio legale, ma credo che non faremo nulla» ha spiegato il primo cittadino di Cesio, Carlo Zanella, uno dei bersagli preferiti di Erostrato. «Traditore, morirai bruciato tu e famiglia», «Vattene o ucciderò te e tua figlia» alcune delle minacce al sindaco. Erostrato aveva preso di mira anche la scuola materna di Cergnai a Santa Giustina, lasciando nel cortile un sacchetto di caramelle infilzate di spilli. «Non ci abbiamo ancora pensato — ha detto il sindaco Ennio Vigne — L’importante è che il fenomeno si sia fermato. Eravamo molto preoccupat­i».

Intanto ieri Renato De Conto, 66enne trevigiano accusato di riciclaggi­o di capitali, è stato condannato a un anno, nove mesi e 10 giorni di reclusione (pena sospesa) e al pagamento di 2.500 euro di multa. Attraverso operazioni di «phishing» furono dirottati sul suo conto bancario a Lentiai circa 20.000 euro da bonifici bancari di tre aziende di Avellino, Bari e Rovigo (ignare di tutto) che lui girò poi su conti correnti in Lettonia. Non è chiaro quanto sapesse della faccenda il trevigiano. Sul suo telefonino trovate 115 email scambiate con una donna russa che diceva di amare e che voleva far venire in Italia.

Sempre ieri iniziato il processo a un 65enne marocchino residente in Cadore che nel febbraio 2017 avrebbe violentato la nipote 18enne. «Ero distesa sul divano — ha raccontato la ragazza — lui si è avvicinato e ha iniziato a palparmi nelle parti intime e a baciarmi. Non riuscivo a muovermi, mi schiacciav­a con il suo peso».

Capitali riciclati Trevigiano condannato per un «giro» con la Russia da conto a Lentiai

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