Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Il Django in piazza: «L’Open Piave intoccabile». Conte: rispettate la legge
TREVISO Una piazza gremita per difendere il Django alla Piave: non solo gli attivisti di Ztl, ma anche associazioni, singoli cittadini e alcuni consiglieri di centrosinistra, uniti per dire che il centro sociale a Treviso deve restare dov’è. No alle pressioni politiche, questo il senso degli interventi in piazza Santa Maria dei Battuti: circa 200 i presenti a metà pomeriggio, a cui si è aggiunto un continuo va e vieni di persone. E nel mirino c’è l’amministrazione leghista, entrata in conflitto con gli attivisti con una lista di diffide e sanzioni per gli immobili inagibili, le carenze normative e i concerti.
«Siamo qui per rispondere a chi vuole trasformare la città in un cimitero – ha esordito Nicola Vendraminetto di Django -, contro chi pensa attraverso le regole e la burocrazia di mettere un tappo a un’esperienza sociale. Contrastiamo il medioevo, non ci fermeranno». C’era anche la presidente di OpenPiave, il progetto di rigenerazione urbana dell’ex caserma: «Vogliamo continuare questo progetto in tutta la sua unitarietà – ha detto Giovanna Quarto -. Stiamo aspettando una risposta dal Comune, ma ultimamente sembra che non voglia chiudere solo il Django bensì questo modello di impegno e risveglio delle coscienze civili». La settimana scorsa, un messaggio appeso alla sua porta di casa l’ha preoccupata: «Mi sono sentita minacciata, valuterò se sporgere denuncia». Dal microfono aperto sono arrivati continui attacchi alla giunta: la guerra è dichiarata. «La città è nostra, non di un sindaco o di un vicesindaco che pensano di comandare, ci siamo rotti» ha aggiunto Paolo Giordano.
A sostegno c’erano anche i consiglieri Liana Manfio (ex assessore), Maria Buoso, Stefano Pelloni e Antonella Tocchetto; una minoranza della minoranza, però. «Conte non è in grado di sciogliere un contratto fatto molto bene. I ragazzi si sono sempre comportati correttamente, la motivazione è puramente politica, Conte è il burattino di Salvini» ha detto Tocchetto. E Pelloni: «Chi per 20 anni ha governato e lasciato la Piave in di abbandono oggi contesta chi la sta riempiendo di contenuti».
Il sindaco Mario Conte ha seguito a distanza la manifestazione: «Non si sono fatti vedere coloro che hanno sottoscritto una convenzione per un progetto al quale non credono loro per primi. Dov’era Manildo? Ho visto poca gente e poche idee, segno evidente che ideologie e metodi non sono quelli che rappresentano la città di Treviso. Chiediamo solo il rispetto dei contratti e delle leggi». A poco servono i moniti del Comune e le diffide: dopo la manifestazione in piazza, gli attivisti sono andati tutti al Django per un concerto. Per la cronaca: gli organizzatori di Django hanno comunicato di aver contato 600 persone; le forze dell’ordine 200.