Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Il liceo classico? Un passaporto per il futuro»
Imprenditori e dirigenti alla «Notte» del Canova: «Ecco perché è la formazione migliore»
TREVISO Non diventano tutti professori di latino, gli studenti del liceo classico. Il cliché non era attuale negli anni Settanta («si faceva il classico per diventare ingegneri, medici o avvocati» raccontano gli ex alunni) e lo è ancora meno oggi perché anche l’industria, la matematica e l’ingegneria attingono a piene mani da quella scuola per giovani menti. È lì che si formano non le competenze specialistiche, tecniche e immediatamente applicabili al mondo del lavoro, ma quelle che oggi sono considerate «soft skills» essenziali: la capacità di relazione, di rielaborare la complessità, di sviluppare un pensiero laterale e le basi del ragionamento. Il resto arriva con l’esperienza ma le fondamenta devono essere solide.
La quinta edizione della «Notte del liceo classico», che si è tenuta in tutta Italia venerdì sera, al Canova di Treviso ha riempito l’aula magna di famiglie e ragazzi di terza media (che devono scegliere in quale scuola iscriversi entro poche settimane) e del triennio (che invece devono scegliere il percorso universitario). È stato un incontro con relatori d’eccezione: sei ex studenti che hanno fatto carriera in diverse professioni e un non-canoviano che però ne ha lodato i meriti e i pregi.
Francesco Benazzi, direttore dell’Usl 2 di Treviso, ha consigliato ai ragazzi di iscriversi a Medicina: «Abbiamo bisogno di nuovi medici qualificati e preparati, è un lavoro sicuro subito dopo la laurea». Raffaele De Caro, anatomopatologo e docente all’università di Padova: «Gli studenti che hanno studiato al classico sono sempre i migliori, anche con le persone che soffrono, i contenuti umanistici rispondono meglio delle logiche economiche». Ma tutto il mondo delle imprese apre ai «classici»: l’ha sottolineato bene Giuseppe Milan, direttore di Assindustria. «È vero che mancano professioni tecniche, ma la formazione classica sviluppa le competenze trasversali, capacità di analisi e la conoscenza civile». Lo testimonia Alessandra Caneva, matematica e ricercatrice in sistemi informativi per le aziende, perché la tecnologia va aggiornata, mentre metodo di studio, flessibilità cognitiva e allenamento alla complessità non invecchiano. Con loro c’erano anche diplomati più giovani, come Andrea Maria Garofalo, avvocato e docente a contratto a Trieste in Diritto privato, la magistrato Veronica Salvadori, e Tommaso Piovesan, laureando in Ingegneria aerospaziale.