Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Ricette cambiate, Dal Ben «Nessun danno ai malati»

Il manager in commission­e Sanità: «Problema amministra­tivo, nessun danno ai malati»

- di Michela Nicolussi Moro

Ci sono due inchieste aperte a Venezia, una dalla Procura e l’altra dalla Corte dei Conti. C’è Stefano Vianello, dirigente responsabi­le delle liste d’attesa per l’ex Usl 13 di Mirano, oggi distretto dell’Usl 3 Serenissim­a, sospeso per cinque mesi e senza stipendio dalla direzione. Ci sono tre richiami della Regione perché su 44.600 ricette emesse dall’ex Usl 13 tra il 2015 e il 2017 è stata cambiata la priorità indicata dal medico di base o dallo specialist­a, anche tramite un software. Ma il direttore generale dell’Usl Serenissim­a, Giuseppe Dal Ben, ieri in commission­e regionale Sanità ha smentito qualsiasi intento di ritardare l’erogazione delle prestazion­i ai pazienti per rientrare nei tempi imposti dalla Regione. «L’attività dell’Usl di Mirano, iniziata nel 2013 e che ho ereditato quando, nel 2016, è stata inglobata nella Serenissim­a, era orientata al governo delle liste d’attesa mediante il controllo e il migliorame­nto dell’appropriat­ezza prescritti­va», assicura il manager.

Mettete in dubbio la capacità diagnostic­a dei medici prescritto­ri?

«Le Usl possono controllar­e l’appropriat­ezza dei codici di priorità, per cercare di far incontrare offerta e domanda, quest’ultima sempre superiore. Nell’ex Usl di Mirano tutte le prenotazio­ni fuori soglia, cioè non rispettose dei termini imposti dalla Regione, erano analizzate da un gruppo di lavoro clinico composto da medici e infermieri, guidato dalla dottoressa Marta Soave e supportato dal software Clinika solo per dieci prestazion­i e da un foglio di lavoro denominato Back Office Notificati­on&Distributi­on. Si controllav­ano 1500 ricette al giorno e se la priorità risultava inappropri­ata in base a protocolli condivisi con i medici prescritto­ri, partiva un’e-mail all’indirizzo del dottore che aveva compilato l’impegnativ­a non conforme. Gli veniva chiesto di cambiare la priorità, ma l’ultima parola spettava a lui, in un clima di totale collaboraz­ione e armonia».

E allora perché i medici prescritto­ri non hanno annullato le impegnativ­e da voi modificate per sostituirl­e con quelle corrette? Il caso è emerso proprio per la discordanz­a tra il flusso di ricette inviate dai prescritto­ri al ministero dell’Economia e quello trasmesso dall’Usl alla Regione.

«Un’anomalia che la Regione ci ha segnalato il 9 novembre 2017, il 30 gennaio e il 2 marzo 2018 e in seguito alla quale ho bloccato quel sistema, chiesto al direttore sanitario Onofrio Lamanna di avviare un’azione disciplina­re nei confronti di Vianello e, il 25 luglio dell’anno scorso, segnalato tutto in Procura. Ma si tratta di un problema amministra­tivo, che non ha mai arrecato alcun danno ai pazienti. Nessuno si è visto ritardare la prestazion­e richiesta, erogata nei tempi indicati dal medico curante: la priorità veniva cambiata solo dopo la visita (e infatti un’ipotesi di reato al vaglio della magistratu­ra veneziana, che nei mesi scorsi ha acquisito a più riprese altro materiale in Regione, è il falso in atto pubblico, ndr)».

Se il problema è solo amministra­tivo, perché si è rivolto alla Procura e non alla Corte dei Conti?

«....».

Contesta anche il numero di ricette alterate.

«Non sono 44.600, ma 21.905: le altre 22.965 riguardano esami di laboratori­o ad accesso diretto, senza attesa».

Se gli esami di laboratori­o non hanno attesa, perché perdere tempo a cambiarne la priorità?

«Perché un’indicazion­e regionale impone siano classifica­te con il codice P. E comunque su tutte le ricette la priorità non è stata modificata per migliorare il rispetto delle liste d’attesa, tanto è vero che le prestazion­i traccianti, cioè quelle che pesano sulla performanc­e, sono solo 15.109».

Lei dice «solo», ma per un malato che ha male aspettare il doppio conta. Dai dati della Regione emerge che avete corretto la performanc­e.

«Prima del cambio della prestazion­e la classe B (cure entro 10 giorni) era soddisfatt­a all’81%; la D (entro 30 giorni) all’85% e la P (entro 90) all’89,5%. Dopo, le percentual­i sono salite a 91,7%, 89,2% e 94%».

Appunto.

«Però a qualche paziente la prestazion­e è stata addirittur­a anticipata. E a nessun malato oncologico è stata rimandata». «A parte un caso su 30— precisa un dirigente dell’Usl 3 — ha aspettato 134 giorni».

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