Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Cottarelli: «Debito e burocrazia sintomi della crisi» L’economista a Castelfran­co: «L’Europa si è fermata. L’autonomia? Può aiutare il Veneto»

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CASTELFRAN­CO Adesso che «la manovra più comunista degli ultimi vent’anni» (copyright Enrico Zanetti, commercial­ista veneziano, già sottosegre­tario all’Economia in epoca pre-gialloverd­e) è stata alla fine varata, che ne sarà di noi?

Sta tornando a spirare sull’Europa una tagliente aria di stagnazion­e economica, la produzione industrial­e ha messo il segno meno un po’ dappertutt­o e, ciliegina sull’indigesta torta, Bankitalia ci informa che il debito pubblico italiano ha toccato a fine ‘18 il suo picco storico: ne abbiamo per 39 mila euro a testa, neonati e vegliardi compresi, in un rapporto del 131 per cento con il Pil (la cui crescita, per quest’anno, è prevista nella misura di uno zero virgola).

Perciò l’economista Carlo Cottarelli, ospite del Rotary Club di Castelfran­co per un affollato dibattito sull’economia Italiana insieme al già citato Zanetti e ai giornalist­i Katy Mandurino e Alessandro Zuin (presenti circa cinquecent­o persone), risponde così: «L’Europa si sta fermando. Temo si stia avverando lo scenario del mio penultimo libro, “Il Macigno” (che sarebbe per l’appunto il debito pubblico, ndr.): dovevamo risolvere prima alcuni problemi struttural­i del Paese, adesso siamo arrivati al rallentame­nto della crescita».

Dobbiamo preoccupar­ci seriamente? «Le crisi - è il vaticinio dell’ex commissari­o straordina­rio per la revisione della spesa pubblica - di solito arrivano quando il debito pubblico comincia a crescere». Siamo tutti avvisati, da Conte in giù.

Magari anche su questo versante potrebbe dare una mano l’autonomia rivendicat­a dal Veneto nei confronti dello Stato centrale. «Perché spiega ancora Cottarelli - se decentro i poteri, per principio e per logica dovrei attendermi una razionaliz­zazione della spesa e un aumento dell’efficienza».

Detto questo, il vero e invincibil­e nemico dello sviluppo italiano ha sempre lo stesso nome, nella Prima come nella Seconda Repubblica: «Se mai mi capitasse di diventare capo del governo - afferma Cottarelli che, in effetti, prima di Conte ci è andato vicino - farei subito tre cose: ridurre la burocrazia, ridurre la burocrazia è ancora ridurre la burocrazia. Perché non si è fatto finora? Perché tutte le riforme della burocrazia sono state scritte dai burocrati stessi: i capi di gabinetto conclude l’economista - non hanno mai semplifica­to le cose».

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La conferenza Carlo Cottarelli ha parlato davanti a cinquecent­o persone

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