Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Dirigente assenteista condannata, risarcirà la Provincia
La Corte dei Conti: la ex responsabile del Centro per l’impiego di Feltre pagherà 6.000 euro
BELLUNO Dipendente di Palazzo Piloni assenteista bacchettata anche dalla Corte dei Conti. Fabrizia Turro, 61enne ex capo ufficio del Centro per l’impiego di Feltre, dovrà risarcire con 6.034 euro la Provincia per danno d’immagine.
Le indagini nel giugno 2010 da parte della polizia giudiziaria della Procura. Emersero discrepanze tra i rilevamenti dei carabinieri e le timbrature effettive. Turro mediante artifizi e raggiri si allontanava dall’ufficio in orario di lavoro senza far risultare le assenze e procurandosi così un ingiusto profitto.
Fabrizia Turro fu rinviata a giudizio e condannata poi a otto mesi e 15 giorni di reclusione per truffa aggravata ai danni di un ente pubblico. La Difesa, avvocati Luigi Fadalti ed Elisabetta del Monaco, fece ricorso alla Corte di Appello di Venezia che non si è ancora espressa. Intanto è intervenuta la Corte dei Conti del Veneto che ha spiegato come «le condotte dell’imputata, nei momenti in cui si assentava dal posto di lavoro, abbiano prodotto per la Provincia di Belluno sia un danno patrimoniale da compensi corrisposti indebitamente, sia un danno non patrimoniale all’immagine derivanti dalla mancata presenza della dipendente in ufficio». Per questo motivo la Procura erariale ha chiesto il risarcimento del danno non patrimoniale all’immagine quantificandolo in 6.000 euro.
Rinviata a giudizio un’escort 34enne, originaria di Santo Domingo (Repubblica Dominicana) e residente a Treviso, accusata di circonvenzione d’incapace ed estorsione. Un 50enne feltrino, minacciato e innamorato, le avrebbe consegnato 6.200 euro tra aprile e maggio 2017. I due si conobbero in un sito internet di incontri erotici. Lei si accorse del ritardo mentale dell’uomo e ne approfittò. Gli prospettò una vita futura insieme e gli chiese denaro per saldare debiti e aiutare familiari malati. Alla fine la minaccia: o lui consegnava i soldi o avrebbe diffuso foto e video in cui l’uomo si era masturbato. Così la denuncia.