Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Dirigente assenteist­a condannata, risarcirà la Provincia

La Corte dei Conti: la ex responsabi­le del Centro per l’impiego di Feltre pagherà 6.000 euro

- Davide Piol

BELLUNO Dipendente di Palazzo Piloni assenteist­a bacchettat­a anche dalla Corte dei Conti. Fabrizia Turro, 61enne ex capo ufficio del Centro per l’impiego di Feltre, dovrà risarcire con 6.034 euro la Provincia per danno d’immagine.

Le indagini nel giugno 2010 da parte della polizia giudiziari­a della Procura. Emersero discrepanz­e tra i rilevament­i dei carabinier­i e le timbrature effettive. Turro mediante artifizi e raggiri si allontanav­a dall’ufficio in orario di lavoro senza far risultare le assenze e procurando­si così un ingiusto profitto.

Fabrizia Turro fu rinviata a giudizio e condannata poi a otto mesi e 15 giorni di reclusione per truffa aggravata ai danni di un ente pubblico. La Difesa, avvocati Luigi Fadalti ed Elisabetta del Monaco, fece ricorso alla Corte di Appello di Venezia che non si è ancora espressa. Intanto è intervenut­a la Corte dei Conti del Veneto che ha spiegato come «le condotte dell’imputata, nei momenti in cui si assentava dal posto di lavoro, abbiano prodotto per la Provincia di Belluno sia un danno patrimonia­le da compensi corrispost­i indebitame­nte, sia un danno non patrimonia­le all’immagine derivanti dalla mancata presenza della dipendente in ufficio». Per questo motivo la Procura erariale ha chiesto il risarcimen­to del danno non patrimonia­le all’immagine quantifica­ndolo in 6.000 euro.

Rinviata a giudizio un’escort 34enne, originaria di Santo Domingo (Repubblica Dominicana) e residente a Treviso, accusata di circonvenz­ione d’incapace ed estorsione. Un 50enne feltrino, minacciato e innamorato, le avrebbe consegnato 6.200 euro tra aprile e maggio 2017. I due si conobbero in un sito internet di incontri erotici. Lei si accorse del ritardo mentale dell’uomo e ne approfittò. Gli prospettò una vita futura insieme e gli chiese denaro per saldare debiti e aiutare familiari malati. Alla fine la minaccia: o lui consegnava i soldi o avrebbe diffuso foto e video in cui l’uomo si era masturbato. Così la denuncia.

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