Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Io, da un anno nel mirino dei ragazzi di una gang»

Provocano, rubano, pestano e filmano per vantarsi sui social Padova, parla un ragazzo nel mirino

- Piva

PADOVA Un ragazzino racconta la paura per essere finito nel mirino, lui e decine di amici, di un gruppo di coetanei, una vera gang. E una ragazzina racconta le vessazioni patite da una ragazzina di un’altra gang. Succede a Padova.

PADOVA Il video mostra quattro ragazzi, sembrano minorenni, comunque giovanissi­mi, che circondano un coetaneo. Lo accerchian­o, uno gli tira una manata su una spalla. Un altro, più alto, gli parla in faccia. Gli altri attori sul palco si spostano, si girano, ma la pressione su quello che è da solo contro tutti non si allenta. Va avanti così per quasi due minuiti, mentre il primo che ha menato le mani si stacca, quasi ad osservare da fuori quanto accade. È sempre lui che si volta e manda un cenno d’intesa all’amico che sta riprendend­o: filma, che adesso viene il bello. Ora il protagonis­ta è lui. Rompe il cerchio, spintona via il «bersaglio». Una, due spinte, poi lo afferra per il bavero del giaccone all’altezza del collo, lo mette al muro, parte un calcio... Stop.

Il video è stato girato poco dopo Natale, primo pomeriggio, fermata del tram di Prato della Valle, cuore di Padova. Dietro al telefonino uno dei ragazzi di quella che, nella piazza dove s’allunga l’ombra della basilica di Sant’Antonio, da parecchi mesi si presenta e viene percepita come la gang dell’Arcella. Il filmato ha uno scopo. «Lo hanno postato, come altri, su gruppi di Whatsapp loro e di loro amici. Servono a vantarsi delle prodezze all’interno della cerchia», racconta Luca, 14 anni, una delle vittime della gang. Luca, nome di fantasia, parla dal salotto di casa. Al tavolo ci sono anche altri amici del ragazzo, il padre e un praticante avvocato, Alexander Guedj, che dà supporto legale al genitore in questa tanto pericolosa quanto brutta vicenda, iniziata, per Luca, un anno fa. L’aggancio coi «bersagli» pare collaudato, il Prato è lo sfondo prediletto ma non l’unico per i «contatti». «Ti prendono di mira, ti avvicinano e ti fanno: «Oi, mi stai guardando male?». «Finisci da solo contro molti, a volte anche trenta, che ti minacciano, ti spingono e ti rubano le cose, telefono, zaino o altro». Quante volte sei finito in simili situazioni? «Cinque volte, da solo o con amici». Esempi di minacce? «Ti spacco di botte... Ti taglio col coltello... Appena ti vedo ti spacco».

Il filmato e i resoconti dei casi finiti all’attenzione di polizia e carabinier­i in questi mesi danno peso alle minacce. Dalle parole si è passasti spesso ai fatti: logico avere paura. Quali le dimensioni del fenomeno? Luca racconta la sua esperienza, per una stima che, pur approssima­tiva, resta preoccupan­te: «So di almeno una ventina di ragazzi, forse qualcuno in più, finiti nel mirino». Alcuni sono amici, altri amici di amici; comunque tanti. La dimensione tecnologic­a e social della storia va oltre Whatsapp e filmati vari. La rete del virtuale è lo strumento per recapitare ai destinatar­i intimidazi­oni che sono, invece, concretiss­ime: «Con Instagram individui una persona. All’interno di Instagram puoi accedere a ThisCrush e inviargli messaggi anonimi. In questo modo io e tanti altri abbiamo ricevuto minacce...».

Ma chi e quanti sono quelli che minacciano e, non di rado, derubano e picchiano? «Una quarantina di ragazzi – spiega Luca - pochissimi italiani. Dicono che sono della gang dell’Arcella ma alcuni sono di Mortise, altri di Montà, qualcuno è della Stanga, poi dei paesi vari». Il gruppo avrebbe uno o più capi (quello che picchia nel filmato sarebbe il leader della ghenga) e un’identità poco definita ma delineata da un «nemico»: «Per loro ci sono i “centrini”, quelli che chiamano sfigati, ricchi, che cercano solo le ragazze. Poi ci sono loro». Centrini sono quelli che abitano e vivono in centro: un tempo si sarebbe detto la «Padova bene». Cosa unisce la gang che li disprezza? Secondo Luca si tratta di «ignoranza, da parte di persone che non hanno indipenden­za mentale». C’è anche un elemento etnico? «Sì, secondo me sì», dice il ragazzo.

Con sincerità, Luca confessa di «aver preso sotto gamba la situazione, almeno all’inizio». Poi le cose sono peggiorate: «Sapere che c’è gente che, appena esci di casa, ti aspetta per menarti non è bello». Ha paura lui, ha paura il padre: «Ho contattato i genitori degli amici di mio figlio, con l’idea di far fronte comune, denunciare, mettere fine a questa storia. Ho trovato una chiusura totale». Come la spiega? «Indifferen­za e mancanza di responsabi­lità. Pensano di non essere toccati, loro e i loro ragazzi, da questa che consideran­o melma». Denunceret­e? «Denuncerem­o, sì».

La banda

«Una quarantina di elementi un po’ da tutta la periferia Odiano noi del centro»

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 ??  ?? Circondato e picchiato Qui sopra un frame di un video che mostra un’aggression­e nei pressi di Prato della Valle a Padova, diventato ormai luogo di scontri tra baby gang. A sinistra, una veduta della piazza «presidiata» da giovani
Circondato e picchiato Qui sopra un frame di un video che mostra un’aggression­e nei pressi di Prato della Valle a Padova, diventato ormai luogo di scontri tra baby gang. A sinistra, una veduta della piazza «presidiata» da giovani

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