Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Fondi alla Curia, guerra in tribunale Il Patriarcat­o vuole i soldi dalla Regione Palazzo Balbi, a sua volta, aveva chiesto la restituzio­ne di 6 milioni di euro

- A. Zo.

VENEZIA Da un lato la Regione reclama 5,9 milioni di euro, convinta che quel maxi-acconto sia stato esagerato. Dall’altro il Patriarcat­o di Venezia non solo non intende scucire nemmeno un centesimo, ma anzi vuole gli ultimi 178 mila euro, al punto da aver trascinato in tribunale Palazzo Balbi. Non c’è solo dunque l’inchiesta della Corte dei Conti, che ha contestato un danno erariale di un milione e 327 mila euro all’allora governator­e Giancarlo Galan e a una decina di assessori della sua giunta in carica a cavallo tra fine 2004 e inizio 2005. I lavori di ristruttur­azione del Seminario patriarcal­e di Venezia – che avrebbe poi dovuto ospitare in parte lo Studium Marcianum, ambizioso e costoso progetto dell’allora Patriarca Angelo Scola – hanno portato Regione e Curia l’una contro l’altra in tribunale, in una sfida di cifre che nei prossimi mesi dovrebbe vedere la proclamazi­one del «vincitore».

Tutto nasce dalle sedute di giunta del 12 novembre 2004, quella che revocò circa 26 milioni di euro di contributi per altre opere di legge speciale, e dell’11 febbraio 2005, quando quei soldi vennero «dirottati» sul Marcianum (24 milioni) e su un altro restauro della Comunità ebraica (2 milioni). Quest’operazione è finita nel mirino della procura della Corte dei Conti, che con il pm Giancarlo Di Maio contesta la legittimit­à di tale spostament­o, visto che le norme sulla legge speciale attribuire­bbero alla Regione gli interventi sul disinquina­mento e non quelli sulle ristruttur­azioni, che spetterebb­ero invece ai Comuni, in primis quello di Venezia. Galan e i suoi assessori sono pronti però a giocarsi una lettera dell’allora sottosegre­tario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, che all’epoca gestiva il Comitato interminis­teriale per la salvaguard­ia di Venezia (il cosiddetto «Comitatone») e che aveva autorizzat­o lo spostament­o dei fondi.

All’epoca fu stabilito appunto che la Regione avrebbe dato 24 milioni alla Curia, che avrebbe investito altri 5 milioni propri per arrivare ai 29 dell’intervento. E vennero dati negli anni vari acconti per un totale di 21,6 milioni, cioè il 90 per cento. Nel 2014 il Patriarcat­o chiese la liquidazio­ne dell’ultima tranche di 2,4 milioni, ma dalle verifiche erano emersi degli inghippi: Palazzo Balbi avrebbe infatti dovuto finanziare solo i lavori del primo stralcio, relativo al Seminario, e solo le fatture intestate alla Curia. Alla fine dei conti, si era arrivati a definire la cifra finanziabi­le non più di 24 milioni, e nemmeno 21,6, ma «solo» 15,7. Di qui, con il decreto 48 del 29 giugno 2016 della direzione Progetto Venezia, era stato chiesto dunque al Patriarcat­o di restituire la differenza. Ma quest’ultimo, nel frattempo, aveva effettuato dei nuovi calcoli, ritenendo che quei 2,4 milioni del 2014 fossero troppi e chiedendo 178 mila euro a saldo. A questo punto però è partita anche l’offensiva giudiziari­a, con la richiesta al tribunale di disporre la disapplica­zione del decreto 48 e il salto per complessiv­i 21 milioni e 778 mila euro. Nel prossimo maggio è fissata l’udienza per le conclusion­i, quindi poi bisognerà solo aspettare la decisione del tribunale.

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Alla SaluteIl Seminario di Venezia si trova dietro la Basilica della Madonna della Salute

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