Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

L’avvocato che cura il caso: «Massacrato sei anni fa»

- (r.piv.)

«Fumare (spinelli, PADOVA ndr), bere e sfidarsi a chi offende meglio l’altro a tempo di rap». Prendersi a brutte parole, radio booster alle spalle, sarebbe la nouvelle vague, neppure tanto nuova, sarebbe uno dei passatempi dei ragazzi (ni) padovani, il Prato trasformat­o in arena per la rivalità tra vari gruppi, che allo specchio si vedono come gang. In questo crogiolo che impasta noia, sballo, rivalità e rivalsa, protesa e musica, maturano, pare, anche le violenze di ragazzi/e su ragazzi. Alexander Guedj, praticante avvocato, assiste i genitori di Luca, vittima di una delle gang del centro, quella più consapevol­e e aggressiva. «Ho preso particolar­mente a cuore questa vicenda - racconta anche per quanto mi è capitato sei anni fa».

Era il 23 ottobre 2013, data che Guedj ha scritto sulla pelle: «Studente di Legge, uscivo dall’aula studio Tito Livio. Aspettando il tram, una ragazza straniera si è avvicinata, si è appoggiata al palo della fermata e mi ha dato un colpo». Lo studente si gira, chiede un po’ di educazione. Risposta: «Io faccio il ca... che voglio. Questa è la mia città». Subito arrivano due ragazzi, sempre stranieri, e una quarta ragazza. Non c’è tempo per dire altro: «Naso spaccato, due commozioni cerebrali, un dente rotto, costola incrinata e trenta giorni di prognosi». I fatti di oggi, che pure toccano altri, non possono che toccare questo futuro avvocato, non solo perché «quando fa freddo il naso mi fa male». «La ferocia con cui sono stato aggredito mi ha colpito nel profondo. Anche mentre ero a terra mi davano calci». Alexander Guedj ha cercato e, in parte, trovato gli aggressori di allora: il processo, per alcuni, è alle porte. Lavorerà anche per mettere a punto un esposto sul caso presente. Intanto denuncia: «Per me si tratta di razzismo al contrario».

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