Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Ritratto di Comisso: parole e musica
A cinquant’anni dalla morte, l’omaggio attraverso la più celebre delle sue opere
Per celebrare i cinquant’anni dalla morte di Giovanni Comisso, domani, nel giorno esatto della scomparsa, l’Associazione Amici di Comisso ha promosso una lettura scenica della più significativa delle opere autobiografiche dell’autore trevigiano, Le mie stagioni, composte tra il 1946 e 1950, pubblicate dalle Edizioni di Treviso nel 1951 e pochi mesi dopo da Garzanti. La versione che di sè Comisso ha voluto dare è certamente influenzata dalle Memorie di Casanova, che Comisso aveva curato per la pubblicazione italiana, ma ancor di più, mi sembra, dalle memorie autobiografiche di Lorenzo Da Ponte. Qualche guasconata e una certa inclinazione alla confessione (a tratti se non mendace almeno amplificata) di genere erotico/amoroso, tuttavia, non celano il sostrato storico delle memorie comissiane che dedicano alla avventura di Fiume gli anni/capitoli 1919-1921. Basta leggere queste pagine senza pregiudizi per cancellare ogni eventuale sospetto di simpatie destrorse – accusa che insieme al successivo sospetto di filofascismo ha a lungo velato la figura letteraria di Comisso. In lui, ma anche in Berto e in altri veneti del Novecento (vedi Saturnini, malinconici, un po’ deliranti, di N. De Cilia, Ronzani editore) non si tratta di ideologia politica ma semplicemente di apoliticità ciò che (in)determina il pensiero e la scrittura. Una distanza voluta o semplicemente una naturale diffidenza verso le definizioni nette lasciano nella partecipazione prima e nella scrittura poi un margine, un’aura di sospensione di giudizio, dando invece ampio spazio alla esperienza dei fatti, vissuti per Comisso in prima persona per pura adesione alla vita. Così, soldato della Prima Guerra nel mirabile diario Giorni di Guerra, come legionario a Fiume: semplice e istintiva ebbrezza dell’avventura. Ma ancora attraverso lo stesso sguardo che si serve del corpo, dei sensi, della materia viva, Comisso è il narratore delle lontane realtà d’Oriente, inviato dal Corriere della sera in Cina, Giappone e, inaspettatamente, in Unione Sovietica sulla Transiberiana nel 1930. La Russia sovietica nella morsa di Stalin è letta dallo scrittore osservando
Lo spettacolo Domani la lettura scenica di «Le mie stagioni» a Palazzo Giacomelli a Treviso
la gente nella quotidianità, nel paesaggio polveroso di un luglio continentale; eppure poche frasi illuminanti centrano in pieno la tara del comunismo reale. Tutto il mondo in un metro quadro da Le mie stagioni di Giovanni Comisso, Treviso, palazzo Giacomelli, domani alle ore 18, con Luca Zanetti e Massimo Raccanelli al violoncello.