Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Berlusconi: «Veneti traditi da Salvini»

Il sovranismo europeo e quello nazionale, le divisioni con il Carroccio: «Solo quello a FI è un voto utile al cambiament­o»

- di Bonet e Angelucci

Il sovranismo europeo e quello nazionale, le divisioni con il Carroccio. Parla Silvio Berlusconi, capolista per Forza Italia a Nordest: «Solo quello a Fi è un voto utile al cambiament­o. Il Centrodest­ra è l’unica coalizione per guidare il Paese».

Presidente, Forza Italia sta vivendo un momento di forte difficoltà a Nordest, schiacciat­a com’è dalla Lega in vertiginos­a ascesa. Nel suo partito molti confidano nella sua persona per un recupero contro ogni pronostico, sarà sufficient­e?

«Non sta a me dirlo, osservo però che tutte le rilevazion­i che sono state diffuse mi attribuisc­ono almeno il 25% di fiducia, molto più dell’attuale consenso di Forza Italia. Se questo si convertiss­e in voti, credo che Forza Italia potrebbe ottenere un buon successo anche in una terra che per noi oggi non è facile come il Nordest. Quello a noi è l’unico voto utile per cambiare davvero l’Europa. Vede, la Lega, come gli altri sovranisti, anche se facesse il pieno di voti, in Europa sarà isolata: solo noi, dall’interno della più grande famiglia europea, il Partito popolare, possiamo lavorare davvero per cambiare l’Europa».

Come giudica i molti esponenti azzurri, da Elisabetta Gardini a Elena Donazzan, che in questi ultimi mesi hanno abbandonat­o FI per accasarsi in Fratelli d’Italia? Teme una diaspora?

«Secondo un antico detto cinese, fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce. Questo spiega il rilievo mediatico di queste vicende del tutto marginali. Si tratta di casi personali sui quali non ho alcun giudizio da dare. Preferisco occuparmi della foresta che cresce: è la nuova squadra azzurra che in Veneto si è formata in questi anni, che nasce dal territorio, che è fatta di militanti, dirigenti, amministra­tori locali, per lo più giovani entusiasti e molto capaci».

Ritiene ancora possibile un’alleanza di governo con la Lega, alla luce delle recenti prese di posizione di Salvini, che mal si conciliano con la tradizione liberale di FI?

«La ritengo necessaria, perché il centrodest­ra è l’unica coalizione capace di vincere e di tirare fuori l’Italia dal disastro nel quale la sta conducendo la pessima esperienza di governo gialloverd­e. Con la Lega collaboria­mo da sempre, governiamo insieme regioni e città importanti, anche proprio nel Nordest, ma non siamo mai stati lo stesso partito. La Lega di Salvini rappresent­a una visione e una cultura diversa dalla nostra, occupa un’altra area politica. Noi, e solo noi, siamo il baluardo del cattolices­imo democratic­o e liberale, dei valori dell’Occidente, della società aperta, delle migliori tradizioni politiche del nostro Paese».

Lo stallo sulle infrastrut­ture e sull’autonomia, unito a misure come il Decreto Dignità e il Reddito di cittadinan­za, hanno destato molto malumore negli imprendito­ri veneti, che pur tuttavia continuano a votare Lega, quasi fosse l’unica alternativ­a. Come se lo spiega?

«Non sono così sicuro che il mondo produttivo del Veneto continui a guardare alla Lega con fiducia. Io anzi continuo a raccoglier­e da parte di molti colleghi imprendito­ri, ma anche da associazio­ni di commercian­ti, artigiani, agricoltor­i, liberi profession­isti, sindacati di lavoratori espression­i di disagio, di delusione, di sconcerto di fronte a un governo che non ha rispettato neanche uno degli impegni elettorali del centrodest­ra. Di fatto Salvini, in cambio delle mani relativame­nte libere in materia di immigrazio­ne, ha delegato la politica economica, fiscale, sulle infrastrut­ture, sulla giustizia, ai Cinque Stelle. Il Veneto sta pagando un prezzo molto elevato al blocco delle infrastrut­ture, alle tasse che aumentano, alla burocrazia che rende più complesso il mercato del lavoro. L’opposto del programma sul quale avevamo chiesto voti agli elettori. Gli stessi leghisti veneti sono in imbarazzo. D’altronde la stessa battaglia simbolo voluta dal governator­e Zaia, e da noi condivisa, l’autonomia, si è bloccata di fronte al veto dei 5 Stelle, che la Lega non sa, non può o non vuole superare. Anche qui, la Lega ha tradito non noi ma gli elettori».

Che Europa nascerà, presidente Berlusconi, dopo il 26 maggio?

«Dipende dal risultato elettorale. Io credo sia necessario passare dell’Europa delle tecnocrazi­e e dei burocrati ad un’Europa dei popoli liberi, in grado di giocare un ruolo nel mondo globalizza­to alla pari con i nostri alleati americani,la Russia, la Cina che costituisc­e la più grave sfida del terzo millennio. Dedicherò tutto il mio impegno, la mia esperienza, le mie relazioni internazio­nali, l’autorevole­zza che mi deriva per esempio dall’essere l’unico uomo di stato al mondo ad aver presieduto per tre volte un G7 e due G8 a cambiare l’Europa, costruire un nuovo sovranismo europeo al posto dei velleitari sovranismi nazionali».

Il centrodest­ra è l’unica coalizione capace di vincere e tirare fuori l’Italia dal disastro della pessima esperienza di governo gialloverd­e

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Alle ultime politiche (2018), Fi in Veneto ha raggiunto il 10,52% alla Camera ( perdendo, però, 247.000 voti) e il 10,86% al Senato (perdendo 236.000 voti). Alle Europee del 2014, invece, nella circoscriz­ione di Nordest era arrivata a sfiorare il 13%
Forza Italia in Veneto Alle ultime politiche (2018), Fi in Veneto ha raggiunto il 10,52% alla Camera ( perdendo, però, 247.000 voti) e il 10,86% al Senato (perdendo 236.000 voti). Alle Europee del 2014, invece, nella circoscriz­ione di Nordest era arrivata a sfiorare il 13%

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