Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Dopo i video M5s ho ordinato il blitz La salute vale i ritardi sull’opera»
TREVISO Rifiuti, pericolosi e non. Pattume finalmente riciclabile come nel caso dei pannolini, fiore all’occhiello della Marca trevigiana. Rifiuti (pericolosi?) che rischiano di bloccare, a pochi metri dal traguardo, la Superstrada Pedemontana con un’inchiesta partita direttamente dal ministero dell’Ambiente che già il 14 maggio postava: «Ora basta. Gli altri hanno sporcato e a noi tocca pulire. Ecco la situazione della Pedemontana (a corredo una foto con la scritta ”Hanno murato una discarica”): insostenibile. Questa mattina ho attivato i carabinieri del Nucleo operativo ecologico». La giornata di ieri è ruotata vorticosamente intorno alla visita, del titolare dell’Ambiente, l’ex generale dei Carabinieri, esperto in reati ambientali, Sergio Costa. In quota M5s. E in visita al centro di Contarina a Spresiano, nel Trevigiano.
Ministro, di ieri l’apertura di un fascicolo alla procura di Vicenza per l’ipotesi di reati ambientali legati ai cantieri della Pedemontana.
«Quando un fascicolo si apre presso la procura competente, c’è il rispetto del segreto investigativo. Poi, è chiaro che quando mi è stata sollevata la questione dai cittadini - rammento un video in particolare dal meetup del M5s - mi sono attivato immediatamente perché il ministro ha come funzionalmente dipendenti il Noe, Nucleo operativo ed ecologico e il Cufa, il Comando Unità Forestali Ambientali ed Agroalimentari, sempre dei Carabinieri. Ho inviato il controllo dell’Arma. Da quel momento in poi il rapporto è fra l’organo di polizia e la procura ma ho chiesto di essere informato come ministro per poter fare qualsiasi cosa possa servire».
Si riferisce al recente video in cui si vede una distesa di sacchi bianchi pieni di rifiuti?
«Sì, e ne ho visti anche altri. Ma è giusto che il procuratore sia autonomo e assolutamente libero».
L’inchiesta rischia di ritardare ulteriormente l’opera...
«In ordine all’opera potrebbe esserci qualche ritardo, sì, ma in ordine alla tutela della salute dei cittadini credo sia giusto si faccia chiarezza. Per 35 anni ho lavorato con le procure, un micro rallentamento corrisponde a una tutela della salute pubblica. Anche questo è un modo per lo Stato di rispondere all’esigenza di giustizia dei cittadini».
Parliamo di un territorio già martoriato dal disastro dei Pfas, a che punto è il tavolo ministeriale?
«Il tavolo con Regione Veneto e Ispra è molto effervescente sul piano delle idee. Non escludo si arrivi a un decreto legge e intendo la procedura d’urgenza. Non ci vorrà molto perché conservo la vecchia visione militare della mia vita da generale dell’Arma. Il limite nazionale è da fissare con un decreto legge d’urgenza che presenterò quanto prima al consiglio dei ministri. La deadline è giugno. E credo potremo arrivare a fissare il limite vicino allo zero».
Fra le partite aperte in Veneto c’è l’autonomia. E l’Ambiente è un capitolo corposo. Che idea si è fatto della riforma?
«Rispetto alle richieste di Veneto, Lombardia ed Emilia il primo step è stato la verifica con gli uffici giuridici della conciliabilità con la carta costituzionale. Quota parte delle richieste sono automaticamente cadute dopo questa verifica. Entro i primi di giugno consegnerò l’atto formale al ministro Erika Stefani, atto con cui come ministro do conto del perché alcune delle richieste non collimino con la costituzione».
Perché e in cosa non «collimano»?
«Non collimano perché Veneto e Lombardia hanno chiesto l’omnibus del ministero per l’Ambiente. In pratica potremmo chiuderlo se dovessimo concederle tutte. La mia è una battuta per dire che le richieste non devono incidere sull’unitarietà delle politiche ambientali del Paese. Se due regioni limitrofe emettono atti distonici per le emissioni in atmosfera, ad esempio, cosa impedirebbe alle aziende che si trovano a cavallo delle due regioni di trasmigrare dall’una all’altra?»
Non concederete neppure la procedura Via (Valutazione di impatto ambientale ndr)?
«La procedura Via è incardinata in una commissione titolata da una norma al ministero dell’Ambiente e deve vagliare anche quello che è l’effetto della valutazione, quindi no».
Nella sede di Contarina, a Spresiano, ha visto l’impianto per il riciclo dei pannolini ora inserito nell’End of waste, la fine dei rifiuti, che ne pensa?
«Il modello Treviso va esportato anche all’estero, non solo in Italia. È l’ambientalismo dei sì che ci piace e il modello sulla gestione dei rifiuti che si applica qui è un fiore all’occhiello per il Paese , ideato con lungimiranza, organizzato e perfezionato da questi territori».
Autonomia Il Veneto ha chiesto l’omnibus del ministero dell’Ambiente, se concedessimo tutto potremmo chiuderlo. Niente Via regionale , a giugno il no formale al ministro Stefani