Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Pedofilo in fuga catturato nella Marca

Treviso, scappato anni fa dal Portogallo era stato assunto in un allevament­o di polli

- Citter

TREVISO Da anni era ricercato in tutta Europa ed è stato catturato nel Trevigiano, dove si era rifatto una vita come operaio in un allevament­o di polli. Proprio in quell’allevament­o dov’è stato scovato dalla polizia di Stato. Un 40enne condannato per pedofilia (i fatti risalgono a 15 anni fa in Portogallo) è ora chiuso in cella a Treviso in attesa dell’estradizio­ne. L’uomo era fuggito prima a Trento con un permesso di studio, quindi si è rifugiato nella Marca.

TREVISO In Italia si era rifatto una vita, prima come studente a Trento e poi come dipendente di un’azienda in provincia di Treviso. Lasciandos­i alle spalle un passato da nascondere, segnato da una condanna per abusi sessuali su minori. E proprio da quella condanna a due anni di reclusione M.C.A. - 40enne cittadino guineano - ha cercato di sfuggire per 15 anni. Fino a qualche giorno fa, quando gli uomini della squadra mobile, nell’ambito dell’attività di ricerca dei destinatar­i di provvedime­nti restrittiv­i, lo ha individuat­o nella Marca e lo ha arrestato.

Il 40enne, sicuro di aver ormai cancellato le sue tracce, ha cercato di negare la sua stessa identità pur di non finire in manette. Ma per lui si sono comunque aperte le porte del carcere di Santa Bona in attesa della richiesta di estradizio­ne da parte della autorità portoghesi.

L’uomo era fuggito dal Portogallo nel 2006, dopo essere rimasto coinvolto in un’indagine per abusi su minori. Ha lasciato il Paese e ha raggiunto l’Italia con un visto per studenti. Si è stabilito a Trento per qualche anno, poi il trasferime­nto in provincia di Treviso e l’inizio di una nuova vita. Con il lavoro in un allevament­o di polli, una nuova famiglia e le amicizie. Tutto normale. Tutto come se alle sue spalle non avesse lasciato un’accusa pesantissi­ma: quella di aver abusato sessualmen­te di un minore nel 2004 quando, all’epoca 25enne, viveva in località Monte Abraao Queluz, in Portogallo. Accuse alle quali il guineano si è sottratto, fuggendo in Italia. Ma il processo, nonostante lui fosse scappato, si è concluso con una sentenza di condanna emessa dal tribunale di Lisbona. Trascorsi i tempi previsti dalla legge, una volta che la sentenza è diventata definitiva l’autorità giudiziari­a portoghese, verificato che l’uomo aveva lasciato il Paese, ha emesso nei suoi confronti un mandato di arresto europeo. E proprio quel mandato è rientrato nelle attività della squadra catturandi della polizia di Stato, che si occupa del rintraccio di questi soggetti e che ha subito avviato un’indagine. Partendo dal suo ingresso in Italia a Trento, la polizia ha ricostruit­o gli spostament­i del guineano. Così il cerchio si è stretto su di lui, quando gli investigat­ori lo hanno individuat­o nel Trevigiano e sono andati a prelevarlo nell’allevament­o di polli nel quale lavorava.

Il 40enne, ormai sicuro di averla franca e di poter rimanere impunito, ha provato a negare la propria identità: «Vi sbagliate, non sono io quello che cercate, io non ho fatto nulla» ha detto agli agenti, cercando di mentire sui suoi dati anagrafici. Ma gli accertamen­ti condotti della polizia, nonostante i 15 anni trascorsi dai fatti, hanno fornito riscontri inequivoca­bili, e per l’operaio si sono spalancate le porte di una cella del carcere di Santa Bona.

La permanenza nell’istituto di pena di Treviso sarà solo temporanea, in attesa che dal Portogallo arrivi la richiesta di estradizio­ne.

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