Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Legno, patto aziende-ecologisti
Il progetto: creare filiera di settore per valorizzare gli schianti della tempesta Casanova (Cipra): bosco da gestire. Scarzanella (Artigiani): unirsi è la base
BELLUNO Un patto per ricostruire la filiera del legno. Dopo la tempesta «Vaia» nulla è più come prima e il tema della gestione del bosco è tornato in cima all’agenda politica, economica e sociale del Triveneto e del Bellunese in particolare (l’area più devastata dal cataclisma di fine ottobre, con i suoi 8,6 milioni di metri cubi di alberi schiantati).
Da alcuni mesi sono partite a piene regime le aste per la vendita del legname abbattuto. Bandi che finora, a parte alcune eccezioni, premiano le grandi segherie dell’Austria e della Slovenia. Colpa di un settore, quello boschivo, da noi troppo frammentato. Per competere nel mondo globale occorre quindi mettersi insieme, consorziarsi e costruire una filiera che permetta di non dover svendere all’estero il nostro patrimonio boschivo.
Ne sono convinte le sigle ambientaliste che ieri, presentando i primi documenti di sintesi prodotti dalla serie di convegni realizzati in questi mesi sui temi della salvaguardia ambientale, dei cambiamenti climatici e dello sfruttamento delle acque, hanno rilanciato l’appello all’unità di intenti.
«Giunto il momento — afferma Luigi Casanova di Cipra Italia — di mettersi insieme, politici, industriali e artigiani, per ricostruire una filiera del legno dall’Alto Adige al Friuli. La tempesta Vaia ci ha messo di fronte alla fragilità del territorio, ma porta con sè anche delle opportunità. Nei prossimi anni la gestione del bosco potrà creare lavoro. E la cosa si potrebbe stabilizzare nel tempo se si recuperasse la cultura del territorio».
Casanova mette in gioco anche il taglio e la vendita di legname. «L’Italia importa quasi l’85% del legname usato, si utilizzano solo 1,5 milioni di metri cubi di legno nazionale — spiega l’ambientalista — Il resto va all’estero, come nel caso delle aste del dopo -Vaia. Il nostro sistema di imprese boschive non regge il confronto con quelle straniere, austriache e slovene in particolare, siamo piccoli e frammentati. Bisogna ragionare in un’ottica consortile, ricreare la filiera del legno».
Ma occorre fare in fretta, il bostrico (il parassita del legno) è in agguato. «Il legno lasciato a terra a breve verrà attaccato dagli insetti scolitidi, che lo renderanno inutilizzabile».
L’idea di una filiera del legno trova d’accordo Claudia Scarzanella, presidente di Confartigianato Belluno e a capo di un’impresa del settore legno. Ma per Scarzanella il Bellunese da solo non può farcela. «In un mondo globalizzato, in cui gli attori non sono nemmeno più solo austriaci o tedeschi, una filiera solo bellunese non ha alcuna speranza. Il bacino dev’essere più grande, almeno veneto, meglio ancora se più grande».
La presidente di Confartigianato sottolinea come «sia importante che di questo tema se ne stia parlando, anche da parte degli attori principali. Questo è il primo passo e l’abbiamo realizzato». Ora però il resto. «Un percorso complicato e lungo, ma alcuni progetti sono già in fase avanzata — conclude la leader artigiana — Penso alla piattaforma online per la compravendita del legname che la Camera di commercio veneta sta finalizzando, sull’esempio del portale trentino. Una volta lanciata permetterà di valorizzare adeguatamente ogni singola asta».