Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Le 60mila email di Hillary Clinton? Al supermerca­to

Venezia, un’installazi­one ricostruis­ce la sala ovale con le 60mila email della Clinton

- Di Fabio Bozzato

Si entra per fare la spesa e si finisce per guardare un film di Jennifer West sullo schermo che sta sopra il banco gastronomi­a. Oppure ci si lascia alle spalle il salone a piano terra, zeppo di merce ben custodita negli scaffali e il tintinnio delle casse e il rumore dei carrelli e si prende lo scalone, ci si siede e si legge nello Studio Ovale della Casa Bianca. Succede a Venezia. Supermerca­to Despar. Campiello dell’Anconeta, nell’affollata Strada Nuova, a due passi da San Marcuola. Sarebbe meglio dire: Despar Teatro Italia. Perché questo è il supermerca­to ricavato in quella che per molti anni è stata la seconda sala di cinema più grande della città. E ora ospita uno dei più affascinan­ti e intelligen­ti progetti d’arte tra quelli nati in occasione della Biennale in corso (visitabile fino al 24 novembre). Hillary, s’intitola, The Hillary Clinton Emails: proprio quelle famose 60 mila e-mail che l’ex Segretario di Stato ha ricevuto e inviato dal suo Blackberry attraverso un account personale. Svelate da Wikileaks, sono diventate un caso politico, finendo sotto il fuoco elettorale di Donald Trump, colpo mortale alle ambizioni presidenzi­ali di Hillary. Dunque, due cose strane: un supermerca­to che si presenta come un luogo d’arte e delle email che diventano oggetto d’arte. Allora bisogna andare con ordine.

L’artista che ha ideato Hillary è Kenneth Goldsmith (1961), uno dei più famosi poeti americani, attivista visivo e creatore di UbuWeb, la più vasta piattaform­a digitale che raccoglie dal 1996 una quantità impression­ante di avanguardi­e video, film d’arte, clip d’autore. Goldsmith insomma è un pioniere del digitale, oltre che maestro di collage e di detourneme­nt. Di Hillary, ad esempio, dice: «Le email di Clinton sono omeriche in scala, shakespear­iane nell’intrigo e capaci di dilagare nella cultura popolare. Sono opere testuali epiche». A dire il vero non contengono alcun segreto di stato o gossip scandaloso, tanto che non sono mai state oggetto di alcun reato. Lei stessa, leggendole, è parca nelle risposte o nei

messaggi, quasi un contro-canto appuntito alle descrizion­i di fatti o alle opinioni di consulenti, report e segnalazio­ni di collaborat­ori e funzionari.

Leggerle, come si può davvero fare alla Despar, ci fa entrare in una sorta di archeologi­a del reale. E vederle impilate, una sull’altra, non sono che un anti-monumento del potere. È proprio questo continuo capovolgim­ento di senso il cuore del progetto. Il che spiega anche la scelta del luogo. Parliamo di un palazzo costruito nel 1916, una finta veste gotica e all’interno, degli affreschi dai toni nazionalis­ti. Un teatro che ha funzionato da cinema. E poi aula dell’Università Ca’ Foscari e infine abbandonat­o fino all’acquisto da parte di Despar. «Peraltro, può sorprender­e che sia un supermerca­to a metterci tanta cura filologica nel restauro – dicono i due curatori, Francesco Urbano e Francesco Ragazzi, conosciuti come Francesco Urbano Ragazzi – Persino gli scaffali sono disegnati come quelli di una biblioteca. In questo cortocircu­ito abbiamo incontrato il luogo ideale per un progetto basato sull’ambiguità tra lo spazio pubblico e privato, come è stata la vicenda Clinton».

Francesco Urbano Ragazzi sono da considerar­si tra i migliori curatori italiani. Trentacinq­uenni, di base a Milano, entrambi hanno studiato e vissuto a Venezia. Ragazzi è originario di Vicenza e Urbano di Bari e stanno macinando una vasta esperienza internazio­nale. Hanno curato tra l’altro progetti a Seoul, Ginevra, Abu Dhabi, Praga. Sono abituati a invadere d’arte luoghi non convenzion­ali, come è successo nello Store Missoni a Manhattan o al Burger King a Venezia dove nel 2015 hanno portato il video-artista Jonas Mekas. Hillary è stata sostenuta da Despar e prodotta da The Internet Saga (la piattaform­a dei curatori) e da Zuecca Projects. Partner Ca’ Foscari che il 26 settembre terrà un talk su Wittgenste­in, proprio dentro il supermerca­to. E poi il 12 ottobre si aspetta Paul B.Preciado, star degli studi queer, mentre il 26 novembre Goldsmith sarà ospite del Teatrino Grassi. Intanto ogni giorno, dalle 18 alle 19, ci sono le proiezioni dei film scelti da UbuWeb, gli che si possono vedere anche nelle postazioni installate in galleria. Un progetto sorprenden­te.

Persino gli scaffali sono disegnati come quelli di una biblioteca: diventa un cortocircu­ito

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Contaminaz­ioni Nella foto grande la ricostruzi­one della Sala Ovale. Nelle foto piccole: a sinistra, gli scaffali con i nomi degli artisti che hanno collaborat­o con Ubuweb. A destra, i volumi con le email

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