Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Due giorni in Arena con Bolle: «Danzo con i raggi laser»
Il ballerino martedì e mercoledì all’Arena di Verona. «Vedrete effetti speciali con laser e danzerò sulla musica di Boosta Ho dimostrato che il balletto non è noioso»
Nessun ballerino, prima di lui, era riuscito nell’intento d’inchiodare alla sedia oltre quattro milioni di spettatori. E questo, solo per citare la sua presenza sul piccolo schermo, ma senza contare il record di 95mila biglietti venduti in Italia in questo momento. Roberto Bolle, l’étoile divisa tra vecchio e nuovo continente, con un piede alla Scala e uno all’American Ballet, porta ovunque il miracolo di una danza diventata popolare (grazie a lui), apprezzata, condivisa, applaudita. Per la prima volta nella storia dei «Roberto Bolle and Friends», resterà due sere consecutive all’Arena di Verona, martedì 16 e mercoledì 17 alle ore 21.15. Biglietti da 24 euro.
Che cosa ha in serbo?
«Ho scelto di portare in scena il meglio del repertorio contemporaneo con passi a due di danza classica, interpretati da me e da primi ballerini provenienti da diverse compagnie internazionali. Spero che questa varietà coreografica possa dare suggestioni diverse come in un caledoiscopio coreutico».
Danzerà anche il celebre «The Middle» di Forsythe.
«Non lo proponevo da dieci anni. È un balletto iconico che ha fatto la storia della danza del Novecento. In passato l’ho ballato tantissimo durante vari gala, anche in Arena e in piazza Duomo a Milano. Quest’anno ho lavorato con un assistente di Forsythe e ho ripensato a questo pezzo».
Ci sarà un colpo di scena? «L’uso dei laser per Waves su musica di Davide Dileo (Boosta dei Subsonica). Questa coreografia parte dalla ricerca di nuove tecnologie abbinate alla danza, in modo da far dialogare un’arte antica con un linguaggio futuristico hi-tech. È uno spunto per avvicinare ancora più persone alla danza, come i giovani o chi la considera obsoleta». Più persone di così? «Effettivamente negli ulti
mi anni c’è stata un’escalation di pubblico. Merito dello show sulla Rai e della grande festa “On Dance” a Milano e Napoli che ha mobilitato le masse. Credo di esser diventato un personaggio familiare e che, per questo, la gente abbia iniziato a fidarsi e che abbia smesso di pensare “il balletto è noioso”».
Ha parlato con Saviano della formazione indipendentemente dalla realizzazione.
«Io credo che ciò che rende migliore una persona sia il suo percorso, a prescindere dalla fama e dal successo raggiunti. Il mio percorso è stato difficile, disseminato da sacrifici e oggi ho la responsabilità di essere un punto di riferimento per i giovani. Ciò che conta è cercare di realizzare i propri sogni, cercando sempre di migliorarsi con dedizione e impegno».
Quanto pesa il talento? «Da solo non basta. A volte ci sono ragazzi di grande talento, ma che vengono bruciati per scelte sbagliate. Bisogna sì puntare sui giovani, ma facendo attenzione: Nureyev mi scelse per uno spettacolo quando avevo 15 anni, ma la Scala non mi permise di seguirlo. Col senno di poi, penso sia stata la scelta migliore. Per me è stato un grande onore, ma non ero pronto». Com’è tornare all’Arena? «Una carica di adrenalina unica. È un vero peccato che non ci sia più il corpo di ballo in un ente lirico di questa caratura. Verona vanta teatri di tutto rispetto e lo dico pensando anche al Teatro Romano, al Filarmonico e agli altri: è una città che punta sulla cultura».