Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Rom sul modulo la scuola fa dietrofron­t

Fossò, l’istituto: «Nessuna discrimina­zione, noi mal interpreta­ti». Ma ritira il modulo

- Di Alessandro Macciò

VENEZIA Ha sollevato un polverone, il modulo d’iscrizione all’istituto comprensiv­o di Fossò e Vigonovo che chiedeva di specificar­e se il bambino è nomade, e se sì di quale etnia. Polemiche che hanno convinto il preside a ritirarlo.

VENEZIA Sinti, rom o caminanti. Chi voleva iscrivere i propri figli all’istituto comprensiv­o «Corner» di Fossò e Vigonovo (Venezia) doveva compilare un modulo che chiedeva anche se il bambino fosse nomade, e se sì di quale etnia.

A sollevare il caso sono stati i genitori di un alunno che si sono rivolti allo sportello sociale «Gap» di Padova e hanno trovato la sponda di Paolo Benvegnù, segretario regionale di Rifondazio­ne Comunista. «Crediamo sia in atto un abuso ed una discrimina­zione gravissima – l’accusa lanciata su Facebook dai gestori dello sportello sociale -. Questo modulo va immediatam­ente ritirato perché vìola la nostra Costituzio­ne, la legge Mancino e le normative europee che vietano qualsiasi censimento che faccia riferiment­o all’origine etnica dei cittadini».

Carlo Marzolo, il dirigente scolastico del Corner, si è affrettato a precisare che quei moduli venivano utilizzati solo in caso di iscrizione fuori tempo massimo, e che non avevano nessun intento discrimina­torio; al contrario, sapere l’etnia dei bimbi avrebbe consentito alla scuola di pianificar­e meglio l’offerta formativa e di garantire una maggiore integrazio­ne. Parole che però non hanno impedito alle polemiche di divampare. «Non siamo più ai tempi di Hitler - esclama Davide Casadio, vicentino, presidente della Federazion­e Rom e Sinti insieme -. Alla luce di quello che sta succedendo in Italia, queste cose devono essere denunciate

 Casadio Non siamo più ai tempi di Hitler, bisogna denunciare con forza

con forza. Ora ci si mettono anche le scuole a fare le distinzion­i come negli anni ’70, quando lo Stato metteva i bambini rom e sinti nelle scuole per loro. Eventuali problemi di apprendime­nto non riguardano solo rom e sinti, ma tutti i bambini».

Dalla Diocesi di Padova si alza la voce di don Luca Favarin, presidente dell’onlus Percorso Vita: «È giusto prestare attenzione alle peculiarit­à delle persone, ma non si fa così. Le intenzioni possono essere buone, ma quando vengono spiegate male rischiano di fomentare il razzismo. Gli interventi educativi si fanno a lezione, valorizzan­do le diversità. Così la scuola non allarga le braccia ma mette le mani avanti: è un approccio sbagliato, un atteggiame­nto volgare».

Augusta Celada, direttore dell’Ufficio scolastico regionale, fa sapere che la vicenda «non presenta una rilevanza disciplina­re», ma ammette che «probabilme­nte il modulo non è in linea con le disposizio­ni in materia di riservatez­za, ed è anche poco efficace: i bisogni educativi si affrontano in classe con strumenti pedagogici, non con atti amministra­tivi. Il dirigente scolastico si renderà conto che si tratta di un’iniziativa inopportun­a, sempre che sia farina del suo sacco e non di qualche segreteria un po’ troppo zelante».

Sulla questione interviene anche la politica: Francesco Laforgia (Leu) presenta un’interrogaz­ione urgente in Senato, la Cgil di Venezia si unisce al coro di chi chiede il ritiro del modulo, l’assessore regionale all’Istruzione Elena Donazzan contesta le «differenzi­azioni di trattament­o in base alla razza, alla lingua, alla religione, all’opinione politica o alla condizione personale e sociale», ma ravvisa anche «una grande contraddiz­ione in Leu e parimenti nelle comunità Rom e Sinti, perché sono sempre i primi a rivendicar­e differenze e peculiarit­à, salvo poi scatenarsi quando queste vengono certificat­e».

Federica Boscaro, sindaco di Fossò, vede nel modulo «un errore, una svista uscita da chissà quale cassetto. La nostra scuola è lontanissi­ma da ogni tipo di discrimina­zioni. Il modulo verrà ritirato, e se può servire chiedo scusa a chi si è sentito offeso». Sul sito del Corner poi compare una nota del preside Marzolo, in cui si ricorda che l’operato dell’istituto «è teso a tutelare l’interesse di ogni alunna e di ogni alunno, la sua crescita umana e culturale, nel rispetto e nella valorizzaz­ione di ogni caratteris­tica personale». E il famigerato modulo? «Se dal punto di vista legale ha dei profili di illegittim­ità, lo cambieremo sicurament­e», ha detto Marzolo all’Ansa. E così, dall’anno prossimo, non ci saranno più caselle da barrare alla voce «nomadi».

Celada I bisogni educativi si affrontano in aula, con strumenti pedagogici

Donazzan Rom e Sinti parlano sempre di peculiarit­à, perché ora protestano?

 ??  ?? Per mandare i figli nelle scuole di Fossò e Vigonovo, i genitori dovevano compilare un modulo come questo (foto Facebook di Sportello Sociale Gap Padova)
Per mandare i figli nelle scuole di Fossò e Vigonovo, i genitori dovevano compilare un modulo come questo (foto Facebook di Sportello Sociale Gap Padova)
 ??  ?? Burocrazia «etnica»
Burocrazia «etnica»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy