Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Lavapiatti cercasi, ma solo se italiani»

Spinea, la replica: è solo un equivoco

- Di Monica Zicchiero

VENEZIA Quando ha visto che la trattoria «Da Gelindo» di Spinea cercava un lavapiatti, don Nandino Capovilla ha fatto la domanda per un giovane migrante. «Da noi prendiamo solo roba italiana», gli ha risposto il titolare.

SPINEA (VENEZIA) «Da noi prendiamo solo roba italiana». Il parroco di Marghera don Nandino Capovilla racconta di essere rimasto ammutolito quando l’altro giorno, andando a chiedere se c’era lavoro per uno dei ragazzi migranti seguiti dalla chiesa, si è sentito dire di no dal titolare. La trattoria è nota a Spinea, si chiama «Da Gelindo» e da qualche giorno sulla propria pagina Facebook ha messo l’annuncio per la ricerca di lavapiatti con l’invito a mandare il curriculum via mail. Don Nandino pure è noto. È in prima linea sull’accoglienz­a ai migranti ed è il parroco che ha convinto Papa Francesco a farsi un selfie con la spilla «Apriamo i porti».

«La risposta del gestore non è stata di quelle imbarazzat­e di tanti che, ritenendos­i assolutame­nte non razzisti, cercano di evitare e si arrampican­o sugli specchi – racconta il parroco in un post su Facebook, omettendo il nome del locale – No. Per essere preciso - ed è qui che sono rimasto ammutolito e paralizzat­o ha detto senza vergogna: “Da noi prendiamo solo roba italiana”. Confesso che non sono riuscito a rispondere come avrei dovuto».

Bepi, il titolare, assicura che è tutto un equivoco. «C’è mia figlia in cucina che lava i piatti ma ha due bimbi piccoli e non può stare tutte le sere al locale. Io cercavo una donna che le desse una mano dal venerdì alla domenica, una signora. Non vado a prendermi un uomo, non mi piace vedere un uomo che lava piatti. Le donne fanno il lavoro da donne e io i piatti non li ho mai lavati. E non sono razzista». Un filo maschilist­a sì, ammette. «Preferiamo dare il lavoro a una signora che ha bisogno – spiega la moglie del titolare. «In sala lavorano due giovani donne di origine cinese che sono state compagne di scuola della figlia. Madri, automunite, di grande esperienza», scandisce Bepi. Dunque, finora tutti chiari di pelle. «Spero anche in futuro - risponde di getto la donna – Fanno il loro lavoro».

Don Nandino parla anche della signora. «Il titolare ha cercato di confermarm­i che quella era una precisa scelta del locale e mi ha perfino detto di attendere mentre andava a cercare sua moglie. Rientrato sorridente, non aveva nessun imbarazzo ad ammettere davanti ad uno sconosciut­o, ad un cittadino, ad un prete: “Anche mia moglie conferma che i clienti che vengono a mangiare nel nostro locale non vogliono vedere .... Preferisco­no vedere italiani. Insomma è un desiderio preciso dei clienti ed una scelta del locale: solo italiani». A lavare i piatti in cucina, dove i clienti non mettono piede? Non sembra una motivazion­e argomentat­a. «No, infatti. Non ci siamo capiti e mi scuso – scuote la testa Bepi - Questi ragazzi che abitano a Marghera e verrebbero a lavoro in bici, io non posso averli sulla coscienza. Sono sei chilometri, il turno in cucina finisce alle 23 e io non posso pensare che uno si faccia quella strada in bicicletta, con le cose che si sentono. I ragazzi bangladesi che vendono le rose a Spinea spesso mi raccontano che tornano in bici di notte e vengono rapinati dell’incasso».

«Chi leggerà questa storia ritroverà la stessa trama di mille e mille gravissimi episodi simili di cui è stato testimone, magari annichilit­o dalla violenza ma poi serenament­e convinto che per dovere civico non possiamo più tacere», chiude don Nandino.

Il titolare Quelli vivono a Marghera e verrebbero in bicicletta, non voglio averli sulla coscienza

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Il messaggio pubblicato sulla pagina Facebook della trattoria «Da Gelindo» per annunciare la ricerca di un lavapiatti nel locale
L’annuncio Il messaggio pubblicato sulla pagina Facebook della trattoria «Da Gelindo» per annunciare la ricerca di un lavapiatti nel locale

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