Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Uccisa 24 ore prima della telefonata, l’autopsia inchioda il metronotte
Marano, l’uomo avrebbe cercato di simulare il suicidio
VICENZA La conferma arriva dall’autopsia: Anna Filomena Barretta è stata uccisa 24 ore prima che il marito chiamasse i soccorsi raccontando che la madre delle sue figlie si era suicidata in casa. Era più che un sospetto che il decesso della cassiera di 42 anni fosse precedente al rinvenimento del corpo. L’ex marito, che aveva detto di aver avuto una lite con la donna, ha mentito agli inquirenti.
MARANO (VICENZA) Anna Filomena Barretta è stata uccisa ventiquattro ore prima che il marito chiamasse i soccorsi raccontando che la madre delle sue figlie si era suicidata in casa. Era più che un sospetto che il decesso della cassiera di 42 anni fosse precedente al rinvenimento del corpo. La conferma arriva dall’autopsia: secondo i medici legali il decesso deve essere collocato tra la tarda mattinata e il primo pomeriggio del 19 novembre 2018. Mattina in cui Angelo Lavarra, l’ex marito, ha raccontato di aver avuto una discussione con la donna e di averla vista inforcare la porta dell’appartamento di Marano Vicentino per tornare solo la mattina successiva verso le 8,30. Bugia: stando all’esame medico legale, la mattina dopo già non era più in vita.
L’uomo quindi ha atteso un giorno per chiamare i soccorsi: lo ha fatto solo alle 10.30 del 20, riferendo anche di come la sera precedente fosse andato in cerca assieme alle figlie dell’ex compagna, senza trovarla nella casa che si era presa in affitto. Figlie che infatti non erano riuscite ad incontrare la mamma. Perché, secondo l’esame autoptico, la 42enne era morta il 19 e il suo corpo è stato nascosto chissà dove e come in casa. «Non ho sparato io ad Anna, non l’ho uccisa io» è la versione che il metronotte, arrestato per omicidio volontario nove giorni dopo aver dato l’allarme, ha tenuto per mesi, fino a quando, a marzo, ha chiesto di essere sentito in carcere.
E allora, stando a quanto è trapelato, avrebbe confessato. Probabilmente spiegando cosa ha fatto in quelle ventiquattro ore in cui ha tenuto il cadavere dell’ex moglie in casa, nell’appartamento di Marano dove la cassiera continuava a vivere nonostante la separazione e nonostante si fosse trovata un appartamento in affitto – motivo questo delle ultime discussioni, per la spesa da sostenere e per la volontà dell’uomo di ricongiungere la coppia, di riconquistare la donna a cui conla trollava il telefono e i social. Ventiquattr’ore in cui la guardia giurata aveva cercato di eliminare i segni di trascinamento del cadavere, forse con l’intenzione di liberarsi del corpo. «Ero in preda all’agitazione, non sapevo quello che facevo», la giustificazione di Lavarra. Secondo l’accusa e secondo quanto lui stesso avrebbe confessato ha puntato la pistola alla nuca della donna mentre era in camera da letto, simulando che l’ex moglie si fosse uccisa usando mano sinistra e sparandosi alla nuca. Aspetti alquanto improbabili. Stando all’autopsia. il colpo è stato sparato a una distanza di 40 centimetri e la donna è morta per uno shock neurogeno secondario a una grave lesione cranio-encefalica. E con questo esame può dirsi quasi completo il quadro sul delitto, per il quale potrebbero costituirsi parte civile le sorelle della vittima. Il 44enne quasi sicuramente sceglierà il rito abbreviato, per ottenere lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna. Alla chiusura delle indagini preliminari mancano solo l’esito degli esami balistici e il risultato delle analisi di laboratorio operate dai carabinieri del Ris di Parma. Su vestiti e scarpe indossati dalla vittima e dal metronotte, sulle confezioni di detersivo che quest’ultimo aveva usato per ripulire le macchie di sangue e di trascinamento del corpo in casa, compresa la cover del telefono gettata nella spazzatura, i tappetini dell’auto di lui, anche questi sporchi di sangue, il letto matrimoniale, e le eventuali impronte e tracce di polvere da sparo. Solo una serie di reperti che gli specialisti delle investigazioni scientifiche stanno analizzando, come le macchie di sangue lavate e isolate grazie al luminol in casa: una scena del crimine del tutto alterata.