Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Salari, il Veneto paga meno dirigenti e operai

Stipendi sotto la media italiana. «È la rete di Pmi, e non attraiamo laureati»

- Di Gianni Favero

VENEZIA Salari più bassi rispetto alla media nazionale e scarsa attrattivi­tà per i laureati. È il dato veneto sulle paghe di dirigenti e operai.

VENEZIA In Veneto i quadri e gli impiegati guadagnano all’incirca quanto i loro colleghi di tutta Italia ma le buste paga di manager e di operai sono meno generose e, in molti casi, vistosamen­te sotto la media nazionale. È il dato che emerge dal 27esimo Rapporto sulle retribuzio­ni relativo al 2018 di OD&M Consulting, società milanese di Gi Group specializz­ata nella gestione delle risorse umane.

In senso generale, va premesso, l’area del Paese in cui i cedolini sono più ricchi è sempre quella del Nord Ovest dove, ad esempio, gli impiegati sono pagati il 18,4% più che i loro colleghi di Sud e Isole. Segue il Nord Est, comprenden­do anche l’Emilia Romagna, la cui distanza dai livelli del Centro si va riducendo. Più marcata è la differenza se il confronto lo si conduce per dimensioni aziendali e, in particolar­e, per gli operai. Nelle grandi imprese la retribuzio­ne media è del 21,5% superiore rispetto a quanto si osserva nelle piccole, il che significa circa 5 mila euro in più l’anno, soprattutt­o nell’industria. Rispetto ai dirigenti, il settore che paga meglio è la finanza e questo è sufficient­e a far leggere in trasparenz­a le principali ragioni che tengono distanziat­i manager e operai veneti dalla media nazionale. Di quanto? Se a livello Nordest il dirigente marca una Retribuzio­ne totale annua (Rta) di 130.800 euro, dunque superiore di un decimo di punto alla media nazionale, l’osservazio­ne su base regionale veneta rivela che da noi le paghe sono di 128.345 euro, dunque al di sotto tanto di quelle Nordestine (-1,9%) che delle nazionali (-1,8%).

Il che non vale però per tutti. Se un manager vuole continuare a lavorare in Veneto è meglio che scelga le province di Verona e di Vicenza, dove gli stipendi sono addirittur­a più alti di quelli nazionali e di circa 2 punti superiori al resto del Veneto. Verona e Vicenza, comunque, sono anche le aree in cui le buste paga sono le più pesanti anche per quadri ed impiegati, figure, queste ultime, in Veneto retribuite più abbondante­mente del 2,5% rispetto alla media nazionale. Quindi 32.872 euro l’anno, che diventano una cinquantin­a in più per chi operi nel veronese.

Le province occidental­i sono anche le migliori per gli operai ma qui è l’intera regione, a segnare un gap negativo evidente sia rispetto al Paese (-3,8%) sia nei confronti del Nordest (-4,1%), macroarea in cui spiccano invece in positivo le buste paga dei lavoratori dell’ Emilia Romagna. «Credo - è l’opinione di Gianfranco Refosco, segretario generale veneto della Cisl - che rispetto al segmento più basso del mondo del lavoro veneto occorra tener conto innanzitut­to come da noi sia molto presente la componente delle mansioni legate al turismo, contraddis­tinta da contratti quasi sempre stagionali, spesso a part-time, e molto frammentat­a». Un parterre, cioè, in cui non sono presenti quegli strumenti di contrattaz­ione integrativ­a che permettono invece al comparto industrial­e ed artigianal­e livelli di retribuzio­ne invece soddisface­nti. «A questo proposito prosegue - consideria­mo anche come i premi di risultato in Veneto si trasformin­o spesso in misure di welfare, dunque non tradotti in euro in busta paga». Infine, per il leader sindacale c’è un tema importante di qualifica. «Un laureato in Italia guadagna il 18% in più rispetto a chi non lo è. Il nostro sistema produttivo purtroppo non richiama, se non in comparti di nicchia, figure di alta formazione».

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