Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Curling, un veneto sulla via della Seta Mariani: «Con la Cina alle Olimpiadi»

Il tecnico cortinese lascia la Fisg: sarà la guida della Nazionale femminile

- Di Francesco Barana

Una data e un biglietto. «Il 18 luglio parto per la Cina, sarò il coach della nazionale femminile cinese di curling». Marco Mariani, nato a Venezia ma di fatto cortinese doc, ex campione di curling e ottimo hockeista, te lo dice così, come se niente fosse.

A 51 anni Mariani si reinventa e, dopo tre anni alla Fisg (la federazion­e degli sport del ghiaccio) come direttore tecnico delle nazionali italiane di curling, approda a Pechino.

Contratto firmato fino al 2022, in coincidenz­a con le Olimpiadi di casa. «L’obiettivo è pesante: la federazion­e cinese mi ha chiesto una medaglia. La Nazionale femminile cinese in passato ha già vinto un mondiale, il movimento è un passo più avanti del nostro come risorse, strutture e investimen­ti. A Pechino hanno un impianto di sei campi solo per le squadre nazionali». Mariani sveste l’azzurro. Quasi un trauma per chi lo ha indossato ininterrot­tamente — prima come giocatore, poi allenatore e dirigente — per oltre 40 anni tra hockey e curling. «Avevo 9 anni la prima volta. E fino al 30 giugno scorso ho lavorato per la Federazion­e». In tre anni da tecnico ha ottenuto i miglior risultati di sempre per il movimento: due bronzi agli Europei (maschile e femminile) e il record di vittorie (7 su 12) nel maschile in un mondiale. Pedigree con cui si è guadagnato la chiamata in Cina: «Solitament­e questi ruoli li danno ai tecnici delle nazioni leader come Canada, Svizzera, Svezia. Dispiace lasciare l’Italia, ma ero deluso, non dalla Fisg ma dal movimento e dai club. Troppi tentenname­nti, non potevo portare avanti il mio progetto».

Mariani era il capitano e leader della celebre e ormai mitologica nazionale di curling dei Giochi di Torino 2006. Grazie a quella squadra nel Paese piombò improvvisa una vera e propria «febbre» per questa disciplina che si gioca tra stone da rilasciare sulla pista ghiacciata e «scope». «In quei giorni — ricorda Mariani — la gente parlava solo di curling. Arrivammo settimi, miglior risultato della nostra storia, battendo anche i campioni olimpici del Canada. Partita epica, quella...». Mariani svela un aneddoto significat­ivo: «Partimmo come Cenerentol­e, non ci filava nessuno. Ricordo la partita d’esordio: salimmo in pullman dal villaggio olimpico di Torino fino al palazzetto di Pinerolo nella più totale indifferen­za. Vincemmo e la partita successiva avevamo già un auto di scorta della polizia... Nel giro di poco tempo arrivammo a tre auto di scorta per il resto dei Giochi. E avevamo television­i, radio, giornalist­i al seguito...».

Si sfiorarono anche punte di grottesco: «In piazza Castello durante le premiazion­i era talmente grande l’affetto nei nostri confronti che alcuni tifosi mi accerchiar­ono e dovetti buttarmi in un taxi al

Vado in un Paese che in questo sport ha già vinto un mondiale: sono più avanti di noi e mi hanno chiesto una medaglia

La nostra disciplina cresce di continuo: oggi se vuoi arrivare a certi livelli ti devi allenare due o tre ore al giorno

volo sennò mi portavano via anche la giacchetta». Quella, però, fu un’occasione persa per il curling italiano, o almeno questa è l’idea che Mariani si è fatto nel tempo. «La dirigenza di allora non riuscì a sfruttare il momento favorevole — riflette il nuovo ct della Nazionale cinese — forse non era pronta. Il curling ha cominciato a crescere solo negli ultimi dieci anni. Oggi se vuoi arrivare a certi livelli ti devi allenare due o tre ore al giorno. Ma ancora non basta, oggi abbiamo solo tre profession­isti, la Federazion­e dovrebbe lavorare per aumentarli. I Giochi del 2026 a Cortina sono una grande occasione per tutti. Ma io adesso devo pensare ai cinesi...». Un groppo, in realtà, Mariani ce l’ha: «Mi spaventa stare lontano dalla mia famiglia. Mia moglie Roberta, medico, e mia figlia Rebecca, che a 12 anni gioca a curling. E’ un vizio di famiglia, mio papà Lino è stato il primo azzurro nella storia. Loro mi hanno aiutato molto nella scelta. Mia moglie mi ha detto “Marco, è un treno che non devi perdere”. E mia figlia: “Papà mi mancherai, ma sono orgogliosa di te”. Sono queste le cose che contano e per me è importante avere il loro supporto».

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Affiatamen­to Marco Mariani con il gruppo azzurro del curling femminile: ora il futuro è in Cina

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