Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Alibert lancia sottoscrizione: in un giorno 160 mila euro
Via all’equity crowdfunding, nel mirino la quotazione
PREGANZIOL (TREVISO) Alibert punta alla quotazione in Borsa e nel frattempo, per testare il mercato, lancia un «Equity Crowfunding» sul 2,75% del suo capitale.
Lo storico marchio della pasta fresca ripiena, nato a Preganziol nel 1967 e passato tre anni fa a una cordata di imprenditori, che rilevarono l’azienda da un concordato preventivo, ha lanciato due giorni fa sul portale WeAreStarting.it (autorizzato da Consob) una campagna di sottoscrizioni che si concluderà a settembre ma che, in un solo giorno, ha già permesso di raccogliere 160 mila euro dei 580 mila fissati come tetto (il capitale è valutato intorno ai 21 milioni).
«Abbiamo voluto verificare come siamo percepiti dal mercato – spiega l’Ad, Pierluca Mezzetti – e in base alle prime ore direi che tutto sta andando oltre le aspettative. Il progetto di quotazione è a medio periodo, dobbiamo crescere ancora anche se la progressione è piuttosto rapida. Siamo passati da un fatturato di 5,8 milioni, alla data in cui l’azienda fu acquisita nel 2016, ai 10,5 dello scorso anno, con la previsione di arrivare fra i 14 ed i 15 a fine anno».
A contribuire al business c’è anche il sito di Villanova di Castenaso (Bologna), dichiarato fallito nel 2017 ed entrato da poco nel perimetro di Alibert con i suoi 15 addetti, che si sommano ai 45 nell’organico della casa madre trevigiana.
Alibert 1967 Spa - questo il nome per intero della società dal 2016 - è la sigla che raccoglie una cordata di investitori fra i quali, con il 75%, compare Valentino Fabbian (presidente), manager di lungo corso nel gruppo della ristorazione Cremonini. Con lui nella compagine figurano il fratello Angelbruno, il fondatore della Sgr padovana Azimut Capital, Giancarlo Simionato, il presidente di Telecom Italia, Fulvio Conti, tramite un veicolo che detiene il 5%, e lo stesso Mezzetti.
La vecchia Alibert, riferibile alla famiglia Zanasi, aveva presentato al Tribunale di Treviso una richiesta di concordato in bianco all’inizio del 2016, a causa di una posizione debitoria che aveva superato i 5 milioni di euro. Contestualmente era stato elaborato un piano di rilancio nel quale era garantito il mantenimento dei livelli occupazionali. Con i nuovi soci è stato possibile rilanciare immediatamente la produzione e fare fronte agli ordinativi di clienti della grande distribuzione di 35 Paesi, in grado di assorbire, tre anni fa, 35 tonnellate di prodotto al giorno.