Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Forzare i bambini ad apprendere è reato La decisione del Riesame sull’imam violento è una rivoluzione giudiziaria
PIEVE DI SOLIGO Il giudici del Riesame, nelle motivazioni con le quali hanno accolto l’appello della procura di Treviso, hanno riconosciuto che «costringere con la violenza i bambini ad apprendere il Corano in arabo» è un reato, e cioè quello di violenza privata. E questa decisione, che riguarda il caso dell’imam di Pieve di Soligo Faruk Omar, è stata accolta con soddisfazione dal sostituto procuratore Massimo Zampicinini che parla di «importante novità interpretativa». Perché stabilisce un nuovo principio e apre la strada a una riqualificazione di molti comportamenti che, fino ad oggi, erano valutati come lesioni e finivano davanti al giudice di pace. I giudici del Riesame erano chiamati a decidere sul suo appello contro l’ordinanza del gip Gianluigi Zulian che per il 36enne bengalese difeso dall’avvocato Roberto Baglioni, accusato di aver maltrattato una cinquantina di bambini nella scuola coranica, aveva disposto il solo allontanamento da Pieve di Soligo. Istanza che hanno in parte accolto, disponendo gli arresti domiciliari riconoscendo il rischio di inquinamento probatorio, ma anche confermando l’impostazione accusatoria della procura che all’imam contesta non solo il reato di maltrattamenti, ma anche quello di violenza privata per aver obbligato i bambini con la violenza ad apprendere in arabo e quindi in una lingua a loro sconosciuta, il Corano «limitando la loro capacità di autodeterminazione». Per i giudici veneziani «il reato rimane assorbito in quello di maltrattamenti», ma il fatto che l’abbia riconosciuto apre la strada a nuove valutazioni. Ad esempio per un solo singolo schiaffo dato da un insegnante per imporre l’apprendimento di qualcosa allo studente. Per il ceffone di un coniuge durante una lite o per qualsiasi altro gesto violento. Per il quale la procura, a differenza delle lesioni, può procedere d’ufficio.