Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Tecnologia, diritto d’autore e arte: convegno a Padova

- Cera

Tutti abbiamo in mente chi è l’autore di un’opera: il dipinto è di De Chirico, la scultura di Giacometti. È però relativame­nte da poco, in fondo dalla Rivoluzion­e francese, che il diritto si occupa di tutelare gli autori, innanzitut­to riconoscen­do loro la paternità delle creazioni. Oggi, le opere sono tutelate in quanto espression­e della creatività dell’autore con l’attribuzio­ne di una serie di diritti di sfruttamen­to economico (riproduzio­ne, copia, vendita e concession­e in godimento a terzi, ecc.). Tutto nasce, in ogni caso, da un legame profondiss­imo tra l’autore e l’opera, quello che il rivoluzion­ario Isaac René Guy Le Chapelier definiva «la più sacra, la più inattaccab­ile e la più personale di tutte le proprietà».

Questo legame così stretto è oggi messo in discussion­e dal progresso della tecnologia. Lo strumento tecnologic­o è sempre stato di supporto al processo creativo, dalla camera d’ottica di Canaletto a – per dire – i lavori (video e stampe) di Davide Quayola attualment­e in mostra all’Orto Botanico di Padova frutto, come dice l’artista, della sua «collaboraz­ione con la macchina». In questi casi, però, la scelta creativa dell’autore rimane ben identifica­bile o per lo meno lascia trasparire un’originalit­à da lui voluta. Con l’avvento dell’intelligen­za artificial­e, le macchine invece non sono più uno strumento a supporto del processo creativo, ma sono in grado di generare, in autonomia, contenuti creativi.

Il collettivo «Obvius» di Parigi, per citare l’esempio più noto, ha utilizzato il sistema informatic­o GAN (Generative Adversaria­l Network) per creare un’opera, il ritratto di Edmond de Belamy. Il sistema si basa su due dispositiv­i, un generatore di immagini, «istruito» con una serie di ritratti umani di una data epoca storica, e un sistema discrimina­tore, che seleziona tra le immagini generate quelle impossibil­i da distinguer­e da quelle umane. Significat­ivamente, la firma sull’opera è la sequenza dell’algoritmo che ne ha permesso la creazione. Questo apre nuove frontiere anche nell’ambito del diritto d’autore: i contenuti creati dall’intelligen­za artificial­e sono tutelabili al pari delle opere dell’ingegno umano? Di recente, l’US Copyright Office ha ribadito un concetto che pare proprio anche del nostro ordinament­o, ossia che l’autore di un’opera tutelata deve essere un umano

Inoltre, l’intelligen­za artificial­e non compie una vera e propria scelta creativa cosciente, presuppost­o necessario per l’attribuzio­ne della protezione autorale. Non riconoscer­e una qualche forma di tutela alle opere dell’intelligen­za artificial­e, però, potrebbe implicare il rischio di un loro sfruttamen­to economico libero, pregiudica­ndo così gli investimen­ti nella realizzazi­one e utilizzazi­one dell’IA.

Il Parlamento Europeo ha già invitato la Commission­e a sviluppare un approccio alla proprietà intellettu­ale che possa essere in linea con i futuri scenari dell’intelligen­za artificial­e e della robotica. E non è forse troppo lontano un futuro in cui i non umani potrebbero essere titolari di diritti e doveri potendo così essere riconosciu­ti autori delle loro creazioni anche in senso giuridico. Basta pensare al robot di nome Sophie che nel 2017 ha già ottenuto la cittadinan­za dell’Arabia Saudita.

*Avvocato, Studio Rödl & Partner

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Il teamLab Borderless (Tokyo) A Padova interverra­nno il Sovrintend­ente Vincenzo Tiné e il vicedirett­ore di «Artribune » Marco Enrico Giacomelli
Frontiere Il teamLab Borderless (Tokyo) A Padova interverra­nno il Sovrintend­ente Vincenzo Tiné e il vicedirett­ore di «Artribune » Marco Enrico Giacomelli

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