Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Pio e Amedeo, come far ridere sui conflitti della vita
Sul palco La coppia di comici oggi a Bassano con il nuovo show «La classe non è qua» «Ci sarà tanta improvvisazione, il copione cambia a ogni tappa. I nostri miti»
Dissacranti, eccessivi, ironici. Pio D’Antini e Amedeo Grieco, in arte Pio e Amedeo, dopo aver conquistato l’Arena di Verona, tornano in Veneto con il loro nuovo spettacolo La classe non è qua, due ore e mezza di comicità corrosiva in scena oggi al Palabassano 2 di Bassano del Grappa (Vicenza, ore 18.30, info www.due-punti.com) e il 28 dicembre al PalaInvent di Jesolo (Venezia, ore 21, info www.azalea.it).
Pio, se «La classe non è qua» che cosa porterete sul palco?
«Il titolo la dice lunga. È il tentativo di realizzare uno spettacolo di classe. Dopo Sanremo e le tournée teatrali ci siamo montati la testa. O meglio, me la sono montata io visto che Amedeo demolisce ogni mio tentativo di fare uno show elegante».
Ci sono artisti che attendono tutta una vita per calcare il palco dell’Arena di Verona, voi avete bruciato le tappe. Che esperienza è stata?
«È stato il raggiungimento di un traguardo importante. La cosa strana è che non l’abbiamo vissuta con stress; quando si esce su quel palco, con le luci spente sul pubblico, sembra di fare lo spettacolo in salotto. Appena si accendono e si vedono in faccia 9mila persone viene a mancare il fiato… ma per fortuna a quel punto lo spettacolo è finito».
Quanta improvvisazione c’è nei vostri spettacoli?
«Tantissima. Il copione cambia ad ogni tappa… soprattutto perché ce ne dimentichiamo».
Il Tapiro d’Oro che vi ha consegnato Striscia la Notizia ve lo siete meritati?
«È stato davvero bello. La contestazione di Staffelli verteva sul fatto che nuovo spettacolo ci sono battute del precedente Tutto fa Broadway, cosa che riteniamo sia più che normale e lecita. Sinceramente siamo strafelici di aver ricevuto il Tapiro d’Oro. Un solo
rammarico: quando l’abbiamo sciolto abbiamo scoperto che non era d’oro».
Chi sono i vostri maestri di comicità?
«Foggia che non ha una tradizione comica e siamo cresciuti in maniera selvaggia e autonoma. Non abbiamo maestri ma abbiamo dei miti: Massimo Troisi, Lino Banfi, Franco e Ciccio. Ci fanno più ridere i comici di un tempo che quelli di oggi».
Nella vita di tutti i giorni che cosa vi fa ridere?
«I contrasti. Città come Foggia o Milano sono una risorsa incredibile. Ci fanno ridere le chiacchiere da bar e la purezza di alcune persone».
Se non aveste fatto i comici, oggi che lavoro fareste?
«Probabilmente i disoccupati. È l’unica cosa che sapremmo fare, con il reddito di cittadinanza non è neanche male».
Vi aspettavate il trionfo di Sanremo?
«Avevamo sbobinato tutti i filmati delle performance sanremesi dei comici che ci avevano preceduto, scoprendo che tutti erano stati in grande difficoltà. La differenza è che la nostra filosofia è unica: non avere nulla da perdere. Così siamo andati là portando in scena un pezzo scritto in una settimana, ci siamo divertiti e tutto è andato bene».
Non avete mai pensato di esagerare?
«Mai. Siamo incoscienti. È il bello di essere in due: uno stimola l’altro».